Anima bruna e sfuggente,
dispensatrice instancabile di lemmi
vuoi divincolarmi dai dilemmi,
momenti inossidabili,
carezze biodegradabili,
tortuosi stratagemmi e pulpiti lividi
passeggiano sulle impervie dorsali
di un abbraccio a spirale.
Pensieri alati e alleati si sono allontanati
su sentieri allineati che vorresti mai nati,
quando l’istante profuma di pane
ed ogni mio “ora” profuma di te.
Io, poca crosta e tanta mollica
ma è pasta madre che dà vita alla mia vita.
Amarsi a indebita distanza
volersi d’istanza in una grave danza
gravidanza di cuori intrecciati in vimini,
di campi elisi e sorrisi timidi,
evocare vividi tratti di vite
d’acidi acini pressati da piedi d’angeli,
gioie inestimabili estratte coi forcipi.
Occhi lucidi,
ritagliati da forbici
e appesi in cielo
danzatrici senza velo
con il veto per il vero,
tracciano i sensi lapilli roventi,
nell’incespicante devozione
per i modi differenti,
per sentimenti dipinti
con i pennelli dei momenti,
colori obbedienti
ai capricci di una bimba
sopravvissuta ai miei stenti.
Ora, le mie dita unite
planano sulla fronte tesa
scorgo lacrime fluorescenti
circolare nel tuo corpo arreso,
implorano i tuoi occhi,
rovistando nei miei.
Improvvisamente vinta dal tempo,
ora che non c’è scampo
alla nudità del vero,
l’inganno si liquefà,
il circo migra verso chissà,
sciolti i sigilli ai veggenti
non rimaniamo che noi uno
e un silenzio irrequieto.
Ora che vorresti cancellare
tutto ciò che è stato,
stringo il mio volto sotto il tuo mento
e inesorabilmente amo
quella che nemmeno tu conoscevi
ma che io sapevo
fin dal sorgere del tempo.
Sono tutti chiari sintomi
di perdizione
di sentori disertori
dall’insensato senso di te,
ma se vuoi comprendere
il “quanto” del mio amarti,
con il dito solca tra i granelli
un quadrato senza lati.