In questo periodo pregno di impegni stressanti e quotidianità morbosamente ripetitive, sono riuscito, finalmente, a preservare qualche momento di “selfcoccols”, perdendomi nell’inebriante dedalo del Mambo di Bologna. Ammetto che era, vergognosamente, la prima volta che mi ci recavo, ma come si suol dire “ogni cosa ha il suo tempo” così come posso affermare che “da tempo ho Le Mie Cose” e via discorrendo. Il Mambo è una galleria d’arte nei pressi di porta Lame, che ospita in maniera continuativa la “GAM” (Galleria d’Arte Moderna) e la collezione di incisioni, schizzi e dipinti di Giorgio Morandi, artista bolognese noto a livello mondiale e conosciuto per la sua vita riservata e semplice in un appartamento in Via Fondazza in coabitazione con le tre sorelle.
Cominciando da Morandi, le cui opere avevo già ammirato in passato, non potrei non citare le numerose nature morte che hanno segnato gran parte del suo percorso artistico e che si sono fatte man mano sempre più eteree e soffuse, ma non si possono dimenticare assolutamente nemmeno le raffinatissime incisioni, uniche nel genere. Come solito ripeto che non sono nè un esperto d’arte visiva nè una guida turistica, per cui posso solamente ricordare che questa collezione vale da sola un passaggio per Bologna, dimenticandosi i tortellini OGM che si trovano in giro ultimamente e le varie attrazioni turistiche in stile parco giochi.
Ma la sorpresa, il clamore inatteso, mi è arrivato dalla GAM: non avevo mai preso in considerazione l’arte moderna, regnava in me un insulso pregiudizio assecondando il quale non mi ero mai avvicinato a questo paradigma espressivo, sono rimasto colpito dalle opere esposte, in particolare la prima sala “arte e ideologia” e la parte dedicata al periodo attorno al 1977, crinale storico, artistico e comunicativo per Bologna e l’Italia che diede vita ad un numero considerevole di grandi nomi e volti del paese.
Riavvolgendo al Museo Morandi, fermandomi ad assistere ad un piccolo spezzone di un documentario sul pittore, è arrivata la famosa combo “coincidenzaintuizioneretroinnovativa”: nel documentario, un celebre critico d’arte amico di Morandi ricordava come lui concepisse i suoi lavori guardando solamente una tela intonsa per immaginarne la realizzazione. Io sono un crotalo con il pennello, ma casualmente, da ormai un anno, solgo tenere anche io una tela bianca in casa perchè la reputo un incredibile esercizio per la fantasia e la creatività, quasi me l’avesse consigliato il Maestro da un’altra dimensione, per cui se Pasolini scriveva “so chi sono i colpevoli ma non ne ho le prove” credo che ogni tanto sia bello per me pensare anche “so chi sono i miei angeli ma non ne ho le prove”.