Lo senti il vociare dei fiori?
Il ticchettio di un branco di predatori?
Il lamento luminoso di Dio?
La paura di averti?
Lo senti il borbottio delle nuvole?
Il vuoto d’aria dell’abitudine?
Avverti il colore sublime?
Il calpestio dei sospetti
e la solitudine delle masse?
Capti il segnale della semplicità?
Ricevi l’orgasmo di note improvvisate
cavalcate da parole irriducibili?
So che senti quando ti stritolo
nei pensieri bruni del mancarmi.
Il sapore di un bacio perduto?
Il grugnito della stoltaggine?
Le sinfonie delle grondaie
dopo l’acquazzone d’Aprile?
Santo cielo, le vampate degli inferi,
lo stridere dei condannati,
le percosse ingenue del sorridere e
la complicità del latte di mandorla?
Lasciami tra sciami d’api
nel ronzio dei sommi capi.
@2018 Fenara Filippo, eccetto le immagini CC0 scaricate gratuitamente da Pixabay.