Alcuni miei coetanei bofonchiano che frequentare signorine molto più giovani aiuti a rivivere e rievocare lo spirito dei bei tempi andati; la mia personalissima strategia di “rejuvening” (ringiovanimento) differisce leggermente e consiste sostanzialmente nel calarmi in una località sconosciuta senza prenotare nulla, così come facevo quando avevo venticinque anni e girovagavo per il mondo da solo in freestyle saltando da ostello in ostello accompagnato e sostenuto dal tomo allora irrinunciabile della “Lonely Planet”. Ecco perché mi sono ritrovato bellamente a Groningen
con un sole fin troppo generoso che illuminava il mio sorriso, ignaro del fatto che non avevo la minima idea di dove “andare a sbattere” (inflessione felsinea), in un’epoca dove la celeberrima “incudinea” cartacea guida è stata sostituita da altri ridondanti ciceroni virtuali. Diteggio un po’ il mio schermotocco e trovo una stanza doppia ad un prezzo accettabile a venti minuti dalla stazione, prenoto e m’incammino a braccetto con il navigatore tra le strade ordinate di quella che io amichevolmente chiamo “Gronny”, accorgendomi che i semafori lì hanno un’autorità rispettata, che ringraziare le auto che si fermano per farti attraversare viene visto come un gesto da psicotici e che, nella città con più piste ciclabili del mondo, l’ordine gerarchico suggella le biciclette al primo posto, Ultimo al secondo (che se ne va incazzato), i pedoni a seguire e le automobili in fondo alla classifica nel girone degli inzaccheratori civici.
con un sole fin troppo generoso che illuminava il mio sorriso, ignaro del fatto che non avevo la minima idea di dove “andare a sbattere” (inflessione felsinea), in un’epoca dove la celeberrima “incudinea” cartacea guida è stata sostituita da altri ridondanti ciceroni virtuali. Diteggio un po’ il mio schermotocco e trovo una stanza doppia ad un prezzo accettabile a venti minuti dalla stazione, prenoto e m’incammino a braccetto con il navigatore tra le strade ordinate di quella che io amichevolmente chiamo “Gronny”, accorgendomi che i semafori lì hanno un’autorità rispettata, che ringraziare le auto che si fermano per farti attraversare viene visto come un gesto da psicotici e che, nella città con più piste ciclabili del mondo, l’ordine gerarchico suggella le biciclette al primo posto, Ultimo al secondo (che se ne va incazzato), i pedoni a seguire e le automobili in fondo alla classifica nel girone degli inzaccheratori civici.
Va da sé che “va dove ti porta gugolmap” m’indicava la presenza di un albergo in fondo ad un canale: addio sogni di gloria, forse era meglio la Lonely Planet. Mi sono aggirato nervosamente nei paraggi pensando di essere stato truffato ma, dopo mezz’oretta, mi sono accorto che, in effetti, la stanza che avevo prenotato si trovava all’interno di un antica barca ristrutturata (rejuvening) e, inconsapevolmente, anche in questo caso avevo soddisfatto un capriccio di gioventù. Romantico, intimo e friendly sono le parole che descrivono quel mio alloggio nordico, le fotografie raccontano il resto.
Ovviamente, in tale atmosfera difficilmente ripetibile, mi si è srotolata un’haribo di parole e sensazioni diseducate:
GRONINGEN Raggi di sole, di bici, di fries con gli amici profumo d'acqua, dipinti senza cornici battelli stagliati tra ragazzi pettinati, patinati, dorati come 24 carati facce recise da pioggie orizzontali sapori di un safari sui mari, danziamo fino al coprifuoco spacchiamoci intimamente, gente! Inspiro essenze di acerbo porsi espresso a progetto con manette ai polsi; rebeldìa!!! voce che si disperde nell'esibizione di un obbediente verde. Arpeggio le lenze sensibili dei peccatori invisibili dagli occhi vitrei pollini di attimi di rinascita nella mescita di venti gelidi e obliqui fiori inesprimibili sotto suole perentorie giovani guance rosse su viali di foglie falciati sui selciati dalle logiche ordinate illusi poi disincantati dal tepore dell'estate. Fiorisci Groninga, confessa il tuo valore, cruciverba di canali, s'appisola il sole.
Groningen è un posto incantevole: tutto sembra semplice, il frastuono dei motori è ridotto al minimo e l’effetto è miorilassante, si ha la sensazione che la gente che vive qui stia complottando per infiltrare la bellezza nei tessuti sociali.
Di fronte alla stazione, opera di architetti italiani (…non saprei se vantarmene in questo caso, l’opera è altamente discutibile), si trova il museo nel quale sono andato ad ammirare la personale di Chihuly, artista che non conoscevo e che ha rappresentato l’ennesima dimostrazione di sincronismo d’intenti benevoli che si respira in città, in un articolo a parte ne scriverò per condividerne il meglio. La torre che si erge nel centro città,
Di fronte alla stazione, opera di architetti italiani (…non saprei se vantarmene in questo caso, l’opera è altamente discutibile), si trova il museo nel quale sono andato ad ammirare la personale di Chihuly, artista che non conoscevo e che ha rappresentato l’ennesima dimostrazione di sincronismo d’intenti benevoli che si respira in città, in un articolo a parte ne scriverò per condividerne il meglio. La torre che si erge nel centro città, i giardini curatissimi, il vivere sobrio e sostenibile, le immancabili birre artigianali del “Mout” (anche questo locale merita una menzione a parte, anche se va di moda scrivere spin off, ma per certi linguisti improvvisati forse è meglio uno spin ell…) e il senso civico che si respira, fanno di Gronny una meta intuitiva ed ispiratrice, soprattutto se abbinata alla visita delle isole Frisone (di cui al quarto quarto).
Gronny non è la città in cui sogno di vivere: è l’anteprima di ciò che le città, grandi o piccole che siano, diventeranno, il cambiamento in atto non contempla obiezione alcuna.
Sogno un Italia così, opero e combatto per un mondo così, la vita è fottutamente preziosa e si riassume tutta in un “così”…pargoli e fragoline, ci si guarda di nuovo negli occhi al quarto quarto fra una triade di dì.
© 2019 lemiecosepuntonet
One thought on “Hail To Holland – Terzo Atto”
Pingback: Audio Bagliori: “Mississippi Hill Country Blues” di R.L. Burnside | Le Mie Cose