Non parliamo di un disastro aereo. Nè di una strage. Parliamo dell’eccidio di 81 esseri umani che andò in scena nei cieli di Ustica il 27 Giugno 1980. Se fosse stato un incidente aereo, non si sarebbero succeduti per 39 lunghi anni depistaggi, morti ambigue, ricatti, suicidi, menzogne e insabbiamenti vergognosi, degni di un sistema che non ha il coraggio di ammettere le conseguenze dei propri atti di guerra. La verità ingoiata è indigesta, soprattutto quando è la memoria a mantenerla viva ed attuale, verità e memoria sono gli unici antidoti al tempo ed alla morte.
A Bologna, nel quartiere Bolognina, il comitato dei parenti delle vittime dell’eccidio di Ustica, sostenuto dalle istituzioni e dall’impagabile lavoro di volontari, pompieri, sommozzatori, forze dell’ordine e tanti altri paladini della memoria, vollero ricostruire il DC9 dell’Itavia trasportando tutti i reperti recuperati, da Pratica Di Mare fino al museo per la memoria di Ustica dove tutt’ora sono custoditi, attraverso una maestosa installazione permanente del celebre artista Christian Boltanski.
Se passate da Bologna, fateci un giro, l’ingresso è gratuito e si trova a 10 minuti a piedi dalla stazione dei treni, vi procurerete un’emozione unica immergendovi come guerrieri coraggiosi nelle paludi dell’omertà e ne uscirete certi che la verità rimane un evento ineluttabile.