Chi era Dj Rodriguez? Un valoroso del funk. Formatosi culturalmente in quel fermento rivoluzionario della fine degli anni ’70 (dal quale emersero personaggi del calibro di Paz, Freak Antony, Claudio Lolli e tanti altri), voce importante di Radio Alice, il “Pappa” (con questo soprannome era conosciuto a Bologna) ebbe il grande merito di essere uno dei pionieri del funk in Italia, proprio in un’epoca (gli ’80) nella quale la new wave e il pop la facevano da padrone.
Il disco che racconto in questo pezzo, nacque dalla collaborazione tra Dj Rodriguez ed un produttore eccezionale come Ohm Guru, dietro il cui pseudonimo si cela un musicista spesso, un ingegnere del suono di skill importante ed un programmatore avveniristico, che vanta collaborazioni con grandi nomi del panorama musicale internazionale. “World Wide Funk” venne pubblicato nel 1998 dall’oramai storica etichetta felsinea “Irma Records” e, da allora, è rimasto uno dei miei personali capisaldi per quanto riguarda il crossover tra funk e altri generi come jungle, musica sudamericana, hip hop e house. Partendo dal beat lipido di Mystic Room, cavalcato da un sassofono micidiale che disegna una marmorea frase per poi lasciarsi a solos da “goose skin” (pelle d’oca), proseguendo per il cocktail sound alla Pizzicato Five di Personality per poi arrivare suggellare l’alleanza disco funk di Disco Boo, si tocca a mio parere il primo checkpoint con la bellissima Bota Pra Quebar: quanto Brasile in questa traccia, una grintosa e seducente voce femminile ci accompagna su un groove “battipiedino” e diventa impossibile rimanere impassibili allo scuotimento emotivo. Si tira il fiato quei 4 secondi per ripartire con Maestro’s theme un iperfunkyloungegroove da viaggio con una tromba che volteggia ad altezze sublimi. Dell’incisione successiva, Hie We Go, ho sempre adorato quel basso obeso e il cantato raggamuffin tipico degli anni ’90.
Four Steps
Un campione caustico di chitarra funk, un basso ipnotico, un beat pesante come un incudine e un sax etereo fanno di questi 6:17 uno zippato di funk nucleare da sentire in cuffia mentre si attraversano le strade del quartiere. Per coloro avvezzi all’improvvisazione questo si candida come uno tra i migliori beats didattici, a volte, anche in assetto muto, mi capita di andare avanti a creare psicobarre per delle mezz’ore. Sarebbe difficile abbandonare mestamente Four Steps se solo la dinamite che segue non fosse di pari livello:
Funky Marziano Italiano
Quattro battute swing, poi s’innesta la voce di un incursore lirico ( probabilmente il vero sovrano dell’hip hop italiano e non solo) che bombarda il suono con rime da giornata della memoria, giochi di parole, neologismi, ritmicismi assoluti come un Messi dello Zingarelli. Lascio indovinarne a voi l’identità, cito solo ad indizio una frase enucleata dai suoi versi: “…ex Negazione, mo’ checks per svoltare questo tipo di situazione…”. Il brano si conclude con un solo di tromba da red carpet, stiamo al cinema.
L’album procede con l’house balearica di Vibes And Tribes e l’acid jazz di Bitches And Friends, con soli di piano e sax da far appellare un cappone. Accapponare la pelle, mi sa. Bubble Cats richiama alcune cose del trip hop di fine millennio come i Funky Porcini, sicuramente la traccia più eccentrica dell’intero album. Do The Dog ha un sapore mistico tribale con quelle percussioni incalzanti, finalmente un po’ di jungle “qualità e cortesia” con Personality remixata, traccia dai sentori psicoambient. Il disco si conclude con Meet My Sensei, indubbiamente la registrazione più trip hop, che ci saluta dandoci veramente la sensazione di aver incontrato un “maestro” del funk ed una persona molto amata a Bologna.
Nel 2006 Roberto (Dj Rodriguez), a seguito di un incidente stradale avvenuto l’anno precedente, scelse di andare personalmente ad incontrare il Grande Maestro, e questo che sto scrivendo non è un articolo, non è una recensione musicale, è solo un poke terra cielo che gli invio per salutarlo e ringraziarlo per quanto ha fatto e lasciato quaggiù.