Ebbene sì, lo ammetto: sono il manifesto dell’eterogenicità. Son maestro nel dare forma scritta a coacervi derivati da un mio possibile strabismo del pensiero.
Questa mattina alle 4 e 30, svegliato dal dubbio, ho deciso di prendere un treno per Milán, con gli inconciliabili obbiettivi di recarmi a cospetto della casa dove visse Alda Merini per sorbirne l’aura rassicurante, visitare l’esposizione (non autorizzata dall’artista) di Bansky al Mudec e camminare lentamente (a passo duomo) sotto la “Madonina” che non salutavo da un’eternità. Se a tutto ciò misceliamo l’ascolto compulsivo alternato di trap e jazz scandinavo, la diagnosi di schizzosenzafrenia è presto fatta. Poi si sa, i nodi, spesso, li scioglie il pettine del “qui ed ora”, l’importante è partire ed avanzare nel tempo come i carrarmatini del Risiko verso il Kamchakta. Con tutte le cose che volevo acquisire in questa straordinaria giornata di primavera (…è il Comandante che vi parla, a Milano il cielo è sereno, la temperatura è di 21 gradi centigradi ed io ho LeMieCose. PuntoNet.), il treno era ad “Alta Voracità” anche se, dai visi incazzati e stravolti dei miei vicini di posto, direi che ho ronfato e russato alla grandissima, probabilmente rilevato pure dall’INGV.
Erano giorni e giorni che ascoltavo “Raptus III”, l’ultima fatica di Nayt e 3D – trappers capitolini – e, con un sincronismo Junghiano, mi ritrovo la copertina dell’album pubblicizzata in tutta la stazione di Milano, una chiara manifestazione di volontà divina; poi, pensandoci bene, Milano, la trap e Bansky hanno un comune denominatore metropolitano non indifferente, quindi, parafrasando Frankenstein Jr “Si Può Fare!!!”.
Nayt, oltre a dimostrare la sua superdotazione…tecnica, dà l’impressione di essere un ragazzo “cresciuto in fretta”, le sue liriche sono pregne di contenuti ficcanti e maturi, molto spesso provocatori a progetto, con il progetto di oliare gli ingranaggi cerebrali dell’ascoltatore, ammesso che l’ascoltatore riesca a captare il senso delle raffiche di parole che l’emcee riversa sulle comode ed eleganti produzioni del suo socio 3D.

Fuga dal consumismo
“Fame” in collaborazione con il superlativo Madman, è secondo me uno dei momenti – tecnicamente – migliori dell’album (ammesso ce ne siano di peggiori) “…senza coca ma il cervello va a mille, mezza strofa mi trivello roba di livello senti il dislivello…”
Come abbinare un verdicchio di Matelica alla casciotta di Urbino, a questo pezzo oso avvicinare la parte più “street” della produzione di Bansky, ovvero quella antimiliziana con i soldati ritratti con volti di smiley, con macchine della polizia appoggiate su di una pila di mattoni, con militari armati di tutto punto ritratti nel momento di dipingere il simbolo della pace su di un muro.
Poi arriva “A Silvia”, che pezzo. Una ballata soul che proprio non t’aspetti. Un sax da brividi introduce il crossover tra cantato e parlato di Nayt “Ho voglia di fare quelle cose che non dici a nessuno, so che ci fa male fare ciò che ci va…” la base si trascina “smoothy” increspando i peli delle braccia…
I topi: i topi per Bansky rappresentano creature rinnegate ma inestinguibili grazie al loro pensiero collettivista, i “brutti ma buoni” del mondo (paragone euganeo immotivato), anche i topi hanno un cuore anzi, soprattutto loro.
“Exit” è un altro momento intimista dell’album, ciò che mi piace di questa traccia è la presenza di una chitarra dal profumo latino che accompagna frasi come “…qui si odiano tutti e nessuno crea, dov’è che si esce di qui…non ho più idee, non c’è un tasto exit non si esce più”.
La guerra tra Palestina e Israele come paradigma dell’arroganza umana, Bansky ha aperto un singolare hotel proprio davanti al muro che la separa da Israele, le stanze sono decorate con le sue opere sovversive a disposizione degli ospiti ci sono stencils per lasciare una traccia sul muro, roba da non credere in cui io credo fermamente. Per Bansky l’arte è un’arma devastante, il mercato della stessa invece un’idiozia senza limiti.
Milano? Io l’ho trovata in forma, ma comincio a credere che, in realtà, sia Bologna che stia sprofondando in una deriva culturale mai cosi lesiva in tutta la sua storia.

Il celebre “Flower Thrower”
Come recitano i “rounders” dei tavoli da gioco “in ogni tavolo c’è un pollo, se non lo individui, il pollo sei tu”. Pollice alzato per Nayt & 3D, un “flower throwing” nei confronti di Bansky ed il mio giuramento di fedeltà al movimento, per il resto, come dice Nayt…
Meglio vero che innocuo
Meglio negro che ipocrita
Hasta la vista Madonina!!!
3 thoughts on “Orecchiette con Maionese e Gocce di Cioccolato.”
Lucy the Wombat
Mi piace talmente tanto come scrivi che potrei persino iniziare ad ascoltare certa musica. 😜
Filippo Fenara
A parte l’imbarazzo nel quale mi sprofondi, se l’ascolto io che fino a poco tempo fa la detestavo, tutto è possibile! Grazie di ❤, Lucy!!!
Lucy the Wombat
Ahah anche a me piacciono certe cose insospettabili musicalmente parlando! 😀