Ho 47 inverni sulle spalle (le “primavere” sarebbero un eufemismo) e certa musica non dovrei nemmeno ascoltarla, anzi, sarebbe il caso che mi redronnizzassi e avvicinassi certi contesti “peccaminosi” con l’attitudine bacchettona e l’indice puntato da chissà quale pulpito. Perchè nei testi di Oro Bianco (il nome d’arte è già una garanzia) ci si trovano tranquillamente droghe, maschilismo estremo, ostentazione di ricchezza, mancanza di rispetto per le forze dell’ordine, autocontemplazione, violenze assortite e disagi dalle forme più curiose e degradanti. Manca solo un ingrediente che accomunerebbe quest’album al flusso commerciale della musica: la finzione ipocrita. Ci ho pensato parecchio, preferisco mi sia diagnosticata una sindrome di Peter Pan cronica piuttosto che porgere l’orecchio ad altre diarroiche logorree sentimentali da alta classifica; il mondo della strada è questo, la trap al momento è l’unico scorcio sul tutto contemporaneo e ho sempre sognato di segnare un trait d’union tra la street poetry e la poesia più convenzionale, perchè so che gli incroci generano spesso evoluzioni e non pandemie d’ignoranza.
Insomma, secondo me “Capotavola” è una bomba nel genere a partire dalla hit “Sssh Puta” con una base trap gangsta di notevole fattura, passando per “Hogan” con la partecipazione di Nerone e il ritornello “Hogan non le allaccio, borsello con lo spaccio” fino a “Non Mi Sporcare Le Nike” con un rhyming iniziale che indica “Scarpe larghe c’ho lo spazio per i grammi, ho la rubrica piena non ti salvo tra i contatti, niente carta o bancomat pago solo in contanti, quant’è profumata weeda sotto sti palazzi” e per dirla come dico io, se questo non è calciare il palese in rete, non so più cosa lo sia. Finalmente arriviamo a “M.I.L.A.N.O.“, sicuramente la mia preferita in quanto regala un dipinto reale della metropoli con una nota di malinconia che ne fa una piccola opera d’arte. Il testo di quest’ultima traccia lo trovate qui, avrei voluto copiaincollarlo tutto in questo post ma sarei stato sicuramente prolisso. Proprio per questo motivo vi tralascio la recensione delle altre tracce che completano l’album e ve ne consiglio l’ascolto, almeno che non abbiate problemi cardiaci gravi, non soffriate di redronnismo o siate i genitori di un paio di colorati teletubbies indirizzati al magico mondo della fiction.
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