Quindici risicati minuti di pausa caffè, incontro la collega Bea (quella che mi aveva ispirato l’articolo sui Fu Manchu) e le chiedo con il mio inglese ocsfordiano “Bea, li conosci i Kiuss?”, lei mi guarda attonita poi fa “chi i Kaiuss? Ma certo!!!”. In quel momento ho cominciato a fantasticare sopra un tour dei Kaiuss con i Tizius e i Sempronius, sempre sperando che nessuno psichiatra fosse in grado di leggere tra i miei pensieri. Perchè approfondendo, ho imparato che i Fu Manchu non sono altro che un spin off (se hai finito il fumo, sennò è spin on) dei Kyuss, gruppo di riferimento del genere “Desert Stoner” (detto anche “Stoner Rock” o “Stoner Metal”), sviluppatosi attorno agli anni ’90 presso Palm Desert in California dove con le influenze fatali di gruppi come Black Sabbath, Blue Oyster Cult, Hawkind ed altri pionieri degli anni ’70, prese forma un suono fatto di ritmi lenti, bassi ultrapotenti, chitarre accordate in maniera particolare e una buona quantità di THC in circolo (da qui il termine “stoner”). Paladini appunto di questo sound furono i Kyuss che, all’epoca obnubilati dall’ondata grunge, hanno comunque inciso album inabrogabili come “Blues For The Red Sun“
e “Welcome To Sky Valley” del quale troverete un articolo da leccarsi i baffi (non se avete appena bevuto la brodaglia succedanea del caffè che fuoriesce dalla macchinetta) sul sito “Musica e Anima” e del quale vi propongo il seguente audio molto sabbathiano
Insomma, è appena partito il mio viaggio tra meridiani e paralleli dello stoner rock, comunque Bea, mi dispiace informarti che la pronuncia corretta era la mia e con questo il discors è kiuss.
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