Astrid Engberg è una cantante, musicista, produttrice e collezionista di dischi di Copenhagen che ha all’attivo tre album “Poetry Is Gone“, “Modern Blues” e l’appena pubblicato “Tulpa“, oltre a svariati singoli ed un EP di debutto. Astrid è inoltre una grande viaggiatrice e gli stimoli esterni, oltre alle influenze culturali del suo girovagare, si notano soprattutto nelle intenzioni musicali che, ad ora, ha messo in atto nei suoi lavori.
Partiamo da “Poetry Is Gone” (2013), il suo vero debutto artistico, un lavoro più vicino al trip hop che alle attuali sonorità, in gran parte dell’album è presente la collaborazione dell’emsì Mattic, il contesto sonoro ricorda i Lamb, le basi sono in gran parte dominate dall’elettronica di stampo hip hop ma, quello che conta, è che si cominciano ad intravedere le doti canore di Astrid, una voce eterea (tipica della scuola nord europea) ma incline e versatile ad altre influenze stilistiche pur mantenendo un timbro ed una melodica autentiche. Di quell’album, la mia traccia preferita è la seguente “Away We Move” che meglio rappresenta gli sviluppi della formazione musicale della Engberg.
Il successivo “Modern Blues” è l’album che mi ha fatto posare l’attenzione sull’artista danese e le differenze con il lavoro precedente, segno di emancipazione artistica da qualsiasi genere, sono importanti: innanzi tutto scompare la presenza del rap che rendeva tutto un po’ più prevedibile e scontato, l’elettronica ha una presenza assidua ma oltre ad un differente utilizzo più rarefatto e meno convenzionale, si cominciano a sentire strumenti acustici ed il cantato mostra la vera indole palesata dal titolo dell’album, ossia ciò che prima era solo un nitido ed etereo flusso sonoro, adesso prende intenzioni più soul, più battagliere, più ribelli, con evidenti nuances afroamericane ed attraverso liriche che rivendicano diritti umanitari inalienabili, come dimostrato dalla seguente “First World Problems”
È di pochissimi giorni fa la pubblicazione di “Tulpa”, un’evoluzione in raffinatezza ed intimismo da “Modern Blues”, gli slogans di prima diventano narrazioni poetiche, i toni accesi si fanno più riflessivi ed il carpet sonoro, pur restando dominato dall’elettronica (compaiono comunque più strumenti acustici) è meno aggressivo e più elegante (eccezionale il beat di “Phoenix”), la voce della Engberg trova il suo equilibrio tra le intenzioni black e la sottile melodia nord europea, lo definirei nell’insieme un album di blues moderno europeo, fuori dal calderone commerciale ed intinto invece nella buona musica. Ora vi lascio in compagnia di “Tulpa” e, non avendo un sito proprio vi linko qui il profilo Facebook di questa straordinaria artista. (Filippo Fenara)
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One thought on “Audio Bagliori: Astrid Engberg”
Nonna Pitilla
sono curiosa, non la conosco provvederò! grazie