Dalla porta socchiusa
di camera tua
sbirci mom & dad sprofondare
bisbigliando di un lavoro
che non c’è più.
Calzi le snicche
logorate dagli steppi
e te ne vai mimetizzato
nell’indifferenza,
sotto il prodigio
di un cielo porpora
che i tuoi occhi,
perseveranti e indocili,
s’ostinano a colmare
d’inverso celeste.
Ti siedi sulla panca
con un polietilene tereftalato
gravido d’acqua insapore,
il tuo fato voltafaccia,
ma l’alma tua percola barre
succedendosi sul phone,
spremute di rabbia
allungate con la speranza
di chi vive sul bordo
del nonsenso;
alzi il volume delle edfones
e protrai le tue parole
oltre un presente minato,
oltre un destino segnato
fino a quando da qui
non ti sarai degeolocalizzato.
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