In questo momento di brutalità e razzismo dilaganti, la comunità nera mondiale, a cominciare dagli artisti (che, vista la loro sensibilità e visionarietà solitamente si espongono in prima linea, a differenza dei pagliacci da intrattenimento distrattivo…), si sta ricompattando e sta mettendo in atto una vera e propria insurrezione per la difesa dei propri diritti oltraggiati. Vi ho scritto degli anti suprematisti Angry Blackmen, vi ho recensito le ribelli meraviglie di attitudine nero vestita del collettivo anonimo Sault (che sia di esempio per tutte le facce da tolla che sovraespongono la propria fioca e fasulla immagine per un like in più) ed oggi, a sorpresa, mi accorgo che i miei idoli degli anni ’90, i Public Enemy, sono ritornati con brutale determinazione sulla scena con un nuovo disco pieno di illustri ospiti della vecchia scuola (Ice T, PMD, Run DMC, Beastie Boys, George Clinton, Nas, Questlove e tanti altri) e, nel momento in cui infuria la battaglia, sebbene se lo potessero permettere, non si sono dati al divano con i gattini ma hanno organizzato un assalto alle sabbie mobili delle istituzioni che, onestamente il background trap non si può assolutamente permettere. Intanto c’è da segnalare, dopo 20 anni, il ritorno dei P.E. alla storica etichetta Def Jam, la coproduzione dell’album con il “divino” Dj Premier ex Gangstarr (lo storico dj Terminator X abbandonò definitivamente la scena hip hop nel 2002) e la quantità devastante di megawatt sparate contro la piramide fintodemocratica del potere dominante. Dopo un brano di dissing nei confronti di Trump intitolato “State Of The Union” ed un singolo, rifacimento dell’iconica “Fight The Power”, ora è giunto in trincea questo formidabile disco di hip hop vecchia scuola dove si ritrova un Chuck D in splendida forma, un Flavor Flav sempre più “fuori” e una sfilata d’incazzosi ospiti che stracciano barre come fosse carta velina. Non mi dilungo, la controffensiva è partita, vi mollo il link dell’album sulla spotiffa qui e, di seguito un remix di “Public Enemy number won” che, di questo capolavoro, risulta essere una delle mie favorite.
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