LA PAZIENZA DELLE COSE
Non lacrimano le cose ;
trasudano tempo,
transitano dal ripiano
agli occhi
ma se ti volti ricadono,
composte, nell’ombra,
come nulla fosse.
Come fosse nulla
quel loro co_esistere, evocate,
sul confine di luce,
con l’inconsistenza
dell’esistere tuo, tramandato.
Tramandato nel corpo esautorato
da generazioni,
degenerate per troppo espianto.
Espiando…
Le cose non lacrimano
dicono la pazienza
nel cono della dimenticanza.
di Anna Leone dal blog “Intermittenze“
Una rentrèe della poetica profonda di Anna Leone nelle ricalcanti carte carbone di “LeMieCose”; dopo i clamori e i positivi commenti ricevuti dalle precedenti “A Picco” e “Dedicata” ora Anna si cimenta nel trovare un’anima agli oggetti (in giappone è argomento acclarato e denominato tsukumogami) con parole eteree e versi che accarezzano il profondo del subconscio del lettore. “Non lacrimano le cose, trasudano tempo” è già un inizio formidabile che vale tutta l’avvolgente composizione, ma nei versi successivi, l’autrice sembra delegare allo sguardo e alle attenzioni che si rivolgono alle forme inanimate il vero spirito che dà loro un’essenza vivida e comunicativa, per poi ricadere “composte, nell’ombra, come se nulla fosse”. La mia personale opinione è, che in fondo, anche gli esseri umani godono – o soffrono – della stessa dinamica ovvero dell’interconnessione con le altre forme di vita di cui, spesso, non sono che un riflesso o un’evocazione. Il finale della poesia “Le cose non lacrimano / dicono la pazienza / nel cono della dimenticanza.” è un’altra perla aulica racchiusa tra le valve del potere onirico palesato dalla sempre brava Anna Leone. (Filippo Fenara)
One thought on “Carta Carbone: “La Pazienza Delle Cose” di Anna Leone”
Anna Leone
Non lacrimano le cose, solo trasudano tempo e se hanno smesso, pure, la propria funzione, restano lì, in attesa di essere chiamate. È la luce, anche quello di uno sguardo che che le trae dall ‘ombra della dimenticanza per diventare mito del ricordo. Questo accade anche agli umani, quando smettono l’ nterazione fra pari e se ne stanno d’ombra a guardare la vita degli altri, non chiamati. Perché (penso agli anziani, ai diseredati, agli ultimi) Su tutto vale uno sguardo, diversamente si muore. Non lacrimano le cose, possono suscitare commozione se le accarezziamo con la tenerezza del ricordo e allora ci parlano con la nostra stessa voce.
Più che delle cose l’elegia è del ricordo, come opposto della dimenticanza.
Bellissima la tua nota che ha messo in risalto altri aspetti. Un testo riesce, nel misura in cui fa dire.
Grazie per questo tuo lavoro, Filippo 🙏🤗☺️