Dal blog “Povertà e Ricchezza” (link in calce) – fucina di storie – vi (ri)propongo un racconto di Albert specialista in una tipologia di narrativa leggera e scorrevole, senza troppi fronzoli e senza pretese di complessità compositiva, da leggere tutta d’un fiato come il termine “blogtales” richiede. Sebbene questa traccia abbia un vocabolario lievemente esplicito, ne consiglio la lettura ad un pubblico giovane oppure, retroattivamente e nostalgicamente, ad una platea più adulta.
Amore Segreto
Secondo voci di corridoio, dei vari lo sai che… ho sentito che, mi hanno detto che, non hai idea di quello che so ecc, pareva che nello sgabuzzino delle scope, stracci, detersivi, quello vicino al bagno degli insegnanti, si tenessero ogni tanto degli strani incontri maschio/femmina. Al chiuso e con la porta ben sprangata, con un manico di scopa spezzato che posizionato a terra e messo sotto la maniglia impediva per un “determinato tempo” che nessuno andasse a prendere oggetti atti a pulire il cesso accanto o altri cessi. Stranamente la bidella in seconda, l’addetta a tali opere, non era al corrente di niente, forse, chissà.
Nelle nostre riunioni pomeridiane al parco a fumare e bere di nascosto, pecunia permettendo, si parlava apertamente di tutto ciò.
Insomma qualcuno andava a ciulare, a scopare nello stanzino delle scope accanto al cesso. Qualcuno chi mai poteva essere, borbottava il sempre sospettoso e permaloso Checco detto Pilone per la statura, forse io lo so replicava il Mauro detto Mauer, muro perchè una leggenda narrava che una volta aveva rotto un muro, un mauer appunto, con un pugno. in un momento di incazzatura solenne e sostenuta col mondo…
…Sarà sicuramente Marco che va a farsi gli affari suoi con quella ZOCCOLA.
Il Marco, detto Mark, Mark il bello o Mark lo stronzo (sempre in sua assenza ovvio) era il nostro compare di classe, il galletto, il fico, quello che piaceva a tutte. La zoccola invece era l’insopportabile e odiosa Sophia, con la PH, quella cui MAI ci si poteva permettere si scrivere il suo nome con la volgare F. Si incazzava come una iena. Un giorno Checco il Pilone le aveva detto appunto “hai poco da fare la sbruffona se uno ti chiama con la PH o con la F, rimani una povera stronza e zoccola. Corsa subito ad avvertire Mark questo lo aveva preso per il maglione e preso a calci, SEGA non osare mai più dire così alla MIA Sophy. Dietro…

…dietro alla SEGA la Sophia infame fumava e rideva prendendolo per il sedere a sua volta. Sei proprio una sega, ha ragione, diceva in nuvole di Marlboro scroccate qua e là ai pirla con malizia.
Insomma il mistero degli strani incontri nello stanzino delle scope venne svelato poco dopo la presa a calci del povero Checco Pilone. Il preside, il classico sfigato da piedi sul tavolo di presidenza e Muratti Ambassador filtro bianco fumate in quantità notevoli, grasso e pelato, il PRESIDE insomma, avvertito dalla bidella di misteriosi bisbigli e gemiti accanto il cesso insegnanti, era andato a verificare di persona.
La bidella era al corrente che nella scuola c’era stato un suicidio anni prima e che il fantasma della studentessa vagava ancora nell’edificio.
Quindi…
…quindi il fantasma gemeva dietro la stanza delle scope. Il preside accompagnato dalla bidella aveva bussato invano e alla fine aveva aperto la porta con la forza. Fra le scope e gli strofinacci Mark il fico/lo stronzo e Sophia con la PH e non con la F, stavano mezzi nudi a fare quello che non rientrava nella didattica del giorno. In più la studentessa stava fumando Marlboro rosse, il pacchetto infilato nell’elastico delle mutande a mezza gamba. Il davanti era libero, nascosto dalla mano del bel Mark che controllava se tutto fosse in ordine da quelle basse umidicce parti.
Tacc, chiamai genitori, taccc sospensione. Taccc cos’ và la vita ragazzi, chi non risica non rosica.
Il giorno dopo mentre dividevamo le sigarette prese al tabaccaio con una colletta, era capitato Marco con le mani in tasca e sigaretta ai lati della bocca. Eravamo trasaliti. Ehilà seghe, aveva detto, avete la prova che per me il sesso non è su Supermen o Le ore come per voi segaioli. Con noi c’era anche la Katia, una piccolina perennemente in depre, in depressione. Odiava Marco lo stronzo per via della sua spacconeria e amava noialtri più affini a lei. Più sfigati insomma.
Aveva sfidato il bel Mark, BEN TI STA, coglione!
Mark non aveva replicato, preso alla sprovvista. Noi avevamo fatto il classico OOOHHHHH scuotendo la cenere delle sigarette a terra. Povera Katia, aveva bofonchiato il Mauer.
Mark il fico aveva fissato Katia e aveva sputato per terra e se ne era andato verso il bar della Stella dove si intravedeva Tango fumare i suoi sigari puzzolenti. Addio seghe!
2 thoughts on “Il, Lo, La, I, Gli, Le: “Amore Segreto” di Albert”
lyth karu
Nelle comunità accade, in tutte le comunità etero e non etero: nelle aziende c’è chi usa l’ascensore bloccandolo tra i piani.
Filippo Fenara
😉