Ebbene sì: su Instagram si trovano anche eccellenti autori ed autrici di prosa. Tramite una “soffiata” della solita Francesca De Masi aka @inosservatapasso, sono entrato in contatto con la scrittrice Luisa Cataldi che si distingue per brillantezza e sfavillante incanto narrativo. Curiosando nel suo account sono rimasto colpito da questo racconto trasognante e di facile “beva”, una bollicina che alleggerirà questa vostra serata e quelle di domani e dopo domani, sempre alle 21 e 30. Avrete già intuito che le tre parti di questo racconto sono dovute a due fattori: il primo riguarda il limite di caratteri (2200) nella didascalia dei post di Instagram, dove Luisa Cataldi è solita pubblicare le sue composizioni, il secondo è a favore di una lettura meno appesantita dalla lunghezza del testo che ne favorirà l’accessibilità agli aficionados di LeMieCose sul blog oltre a Facebook e su Instagram sui quali sarò sollecito a condividere. Comunque sia, Lunedì prossimo riproporrò il racconto in un’unica soluzione per chi ama scoprire il finale il prima possibile. Buona lettura.
Il Concerto
Venni al tuo concerto credendo che, così abbigliata, mi sarei ben inserita in quell’atmosfera di suoni metallici e grida esagitate ai quali, nel tempo, avevi cercato di educarmi e che, contrariamente a ogni mio pregiudizio, ora si adattavano perfettamente alle corde tese e quasi lacerate della mia voce e del mio cuore, entrambi in cerca spasmodica di te.
Tuttavia, quando ti vidi da lontano sul palco, circondato da una folla sterminata di giovani in delirio, ebbi paura: non ti saresti ricordato di me né, forse, mi avresti riconosciuta così trasformata. E poi, già amoreggiavi con la tua rossa chitarra, sulla quale facevi scorrere con sempre maggior frenesia il tuo sguardo e le tue dita, tanto arditi da proiettare in aria le note nere e costringerle a scontrarsi in volo, sino a scatenare fuochi d’artificio sorprendenti e rovinosi non solo per me.
Perché ero venuta? Che cosa mi aspettavo da un artista irriverente e della tua tempra? La risposta esplose all’istante nella mia testa, come il boato di un applauso scrosciante e senza fine: che i tuoi occhi si posassero per un secondo nei miei e mi sorridessi.
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