© Alessandra dal profilo Instagram @senzavoce.it, dal blog “senzavoce” – http://www.senzavoce.it e dalla pagina Facebook “Senzavoce“
Comincio l’articolo con un sincero “in bocca al lupo” ad Alessandra per l’inaugurazione del suo blog su piattaforma WordPress “senzavoce” che, seppure fresco d’apertura, mostra già una grafica azzeccata in pendant con le sue poesie dal contenuto vibrante e dall’estetica cesellata con arte scultorea. Già, l’estetica, l’impressione di primo acchito, il vestito disegnato poi tagliato e cucito con rara dovizia sartoriale e il gusto unico per un’immagine raffinata e simultaneamente urbana, è questa la peculiarità di questa poetessa per la terza volta contornata dall’abbraccio delle carte carbone dopo la sfilata delle precedenti “Panico” e “Pace“. In questa “A Volte, Sotto La Pioggia”, Alessandra ricama con grande stile e innata eleganza un virtuosismo che si avvicina, per il suo approccio esteriorizzante, ad una sfilata di versi che richiamano i contesti apicali del mondo della moda, ecletticità d’elite, stupore per gli incastri di parole dal suono e dalla parvenza caratterizzanti: il ticchettio dei tacchi degli “archetipi disgiunti”, lo strascico lieve delle “colline sussurrevoli”, l’attillatura degli “aliti d’ambra” e la scollatura provocante del “cerchio animato”, fanno di questa poesia un impressionante esercizio di stile e di potere creativo. A chiudere quest’assolo tecnicamente ineccepibile, lo sbeffeggio verso chi, come diktat compositivo, ha la sola omologazione con ciò che “funziona”, quasi lanciando un guanto di sfida verso la mediocrità del pensiero vacuo che pervade il mondo, ponendosi a testa alta pronta a difendere i propri personali talenti. A differenza delle altre carte carbone inerenti Alessandra, questa non è una poesia introspettiva, ma un manifesto dal gusto molto femminile che mette in guardia chi prova a screditare il suo livello tecnico e la sua padronanza del linguaggio, con un ruggito perentorio. (Filippo Fenara)