© Elisa Giusto dal profilo Instagram @riemersa
Nuova collaboraborazione empatico artistica con Elisa Giusto, che già da un po’ di tempo seguivo su Instagram in attesa di quello “spunto” che accendesse la spia delle carte carbone: ciò che mi ha colpito di “Precarietà” è soprattutto il ritmo ipnotico da metronomo che le rime in “tà” regalano alla traccia e, partendo da questo carpet, l’autrice crea ulteriori giochi di parole all’interno dei BPM della poesia senza perdere di vista un significato che ricorda molto quei momenti in sovrappensiero nei quali si riflette a ruota libera sulla vita; il tutto sembra una discesa di slalom gigante di Alberto Tomba vista a rallentatore, così come credo debba essere letto questo magnifico esercizio di stile. Ci sarebbero tanti versi da mettere in primo piano, quelli che sicuramente preferisco, ovviamente interpretandoli con lucida ironia, sono “gli unici svaghi sono carichi di dubbi e sono retaggi chimici” e “sollevo ipotesi sui tragici epiloghi sui dialoghi con chi non ha decenza e stimoli”. La concisione non è la peculiarità di Elisa ma, il bello della poesia a differenza del sesso, è che le dimensioni non contano (sennò non sarei qui a scrivere NDR), a patto che il latifondo letterario venga irrorato con stile e profondità come in questa “Precarietà”. Sovente, l’unica mera motivazione che spinge tanti autori a balbettare striminziti e (spesso) innocui aforismi è il trend del mercato e l’omologarsi alla frenetica ingestione informativa di massa, per cui dono una vita bonus a Elisa che rimane sè stessa e, un giorno, potrà gridare ad un nuovo mondo “Eccomi, sono @riemersa!!!”. (Filippo Fenara)