Il successo – ovviamente rapportato al mio “indotto” di contatti, visualizzazioni e likes – della lieve poesia “Prima Ancora Di Saperti a Memoria” di Inchiostro Di Gelsomino, riproposta sulle carte carbone del 6 Dicembre scorso, è stato notevole, la schietta ed emotiva semplicità della “misteriosa” succitata scrittrice ha “bucato lo schermo” e fatto breccia nel cuore di tante persone, il merito è ovviamente tutto suo, a me si lascino la soddisfazione di aver scovato – quasi come un talent scout serio – una persona gentile e riservata che scrive benissimo sia in poesia che in prosa. È proprio in prosa che ha pubblicato lo scritto che state per leggere, secondo me un’altra delizia che inumidirà le cornee dei lettori così come ha fatto con me. Prima di lasciarvi emozionare smodatamente, il consiglio è sempre quello di seguirla sulle sue pagine Instagram e Facebook (links in calce) per leggere altre sue composizioni dal contenuto e dalla forma decisamente sopra la media. Prego Signori e Signore…
Mamma
Quando ero bambina amavo sentire nelle narici del naso il tuo profumo. Aspettavo che arrivasse la sera per nascondermi sul tuo seno. Amavo sedermi sul wc per guardarti riflessa nello specchio mentre ti truccavi. Mi piaceva guardarti, mi piaceva sempre, come ora, per raccogliere inconsciamente più dettagli possibili del tuo viso, forse per paura che tu te ne andassi via da me. Crescendo, ho imparato che il verbo “andar via” non si trovava tra le pagine del dizionario di una madre, soprattutto della mia.
Sei sempre stata il mio porto sicuro, quello su cui ogni tanto cade la tempesta, ma che rimane sempre saldo, in piedi a prendersi acqua e schiaffi d’onde, in attesa di un sole che lasci di nuovo navigare le sue navi. Ora, quando ti guardo nella tua fragilità, ho paura che tu possa romperti in mille pezzi da un momento all’altro. Perché sei tenerezza, sei cristallo che, se non imballato, rischia di essere rotto nel tragitto, per incomprensione o per noncuranza altrui.
La verità è (e io lo so bene) che tu non ti rompi mai. Ti graffi, ti scheggi, ma ti ovatti ogni giorno per essere la nostra ampolla di sicurezza, sempre, ad ogni nuova luce.
Io oggi ti auguro di lasciarti il privilegio della debolezza. Ti auguro di guardarti allo specchio come ti guardavo io quand’ero bambina e come ti guardo io ora quando penso: “ma perché non ho preso dalla mamma?” Ti auguro di essere fiera di te, di quello che sei, di quello che ci dai, di quello che hai fatto e anche di quello che non hai fatto. E quando ti senti scheggiata e pensi di non averne il diritto, ricorda che ne hai eccome. Perché essere una madre forte non significa non cadere mai, ma avere sempre la forza per rialzarsi. E sei stata te ad insegnarmi che rialzarsi è l’unico obbligo che si ha verso se stessi.
Probabilmente senza te la mia vita non avrebbe avuto una direzione. I tuoi occhi e le tue braccia sono e saranno sempre la mia bussola.