GIRA E RIGIRA L’UOMO NELL’ANELLO
se i corpi
fossero punti di riferimento
sarebbero immutabili
e la vita
un rettilineo senza panorami
ma in un continuum curvo
l’eternità fatta percorso
è un’interfaccia tra nascita e morte
un nastro di Moebius
che in alternanze gravitazionali
scorre mutando forma e percezione
ad ogni svolta
e se la fine
disfacimento o transizione atomica
fosse fittizia sparizione
un susseguirsi di rivoluzioni
di noi
nell’incessante divenire
persisterebbe qualche traccia
© Cristina Bove dall’omonimo blog
https://cristinabove.net/
Profilo Facebook: Cristina Bove
Pubblico questa poesia dell’eccelsa Cristina Bove alle 8 e 30 di mattina, con la quasi certezza che, a causa della frenesia che ci attanaglia, alla prima lettura difficilmente ne carpirete il senso; avrete comunque una giornata intera per calarvi nella riflessione filosofico / matematica stilata in armoniosa stesura dalla poetessa: questo breve ma densissimo testo potrebbe cambiarvi il modo di percepire la vita, la caducità, l’eternità, il ciclico ripetersi dell’assoluto. Basta solo leggerla e rileggerla, afferrare il concetto del “Nastro Di Moebius“, concentrarsi sulle sfumature di ogni singolo verso, scandagliarne il contenuto con lucida apertura mentale, per raggiungere una definizione di “vita eterna” sorretta da elucubrazioni matematiche e cogitazioni che oltrepassano la scienza per sfociare nella filosofia, nella cogitazione aulica che, una volta tanto, non si pone domande ma regala al lettore risposte marchiate a fuoco sull’anima. Questa poesia che scavalca sè stessa per decantare l’oltre ha lasciato in me un segno indelebile e, pur non essendo un lacchè, non posso esimermi dall’inchinarmi a questa geniale illuminazione proveniente da un intelletto asceso che corrisponde al nome di Cristina Bove, capace di raccontarci l’eternità con l’eternità che meritano questi suoi versi. (Filippo Fenara)