Come il prezzemolo. Di Moses Boyd è già la terza volta che ne scrivo, prima con la recensione del duo con Binker in “Alive In The East?“, poi come batterista d’eccezione in trio con la pianista ed arpista Tori Handsley in “As We Stand“, ora con il suo album solista “Dark Matter”. Ma lui non è solo un batterista dalla sottigliezza ed elettricità rilevanti, è anche proprietario di un’etichetta che produce soprattutto new wave jazz della vulcanica scena londinese, è digei radiofonico, è esperto di musica elettronica, insomma, a quanto pare è una delle figure centrali dell’attuale rinascita della scena musicale britannica. Questo suo primo album solista, “Dark Matter”, è una fusione tra elettronica, grime, soul, afrobeat e acid jazz, una miscela effetto napalm che non mancherà d’incendiare i vostri ascolti con sonorità dal baricentro basso e ben piazzato. Cominciamo ad animare l’articolo con lo sfoggio del singolo che ha anticipato l’album, “Shades Of You”, una perla soul jazz cavalcata dalla voce squillante e di vivace eleganza della poco più che ventenne cantante Poppy Ajudha. Vamos!!!
Dopo esserci scaldati con questo brano, scuotiamo un po’ le nostre anche al ritmo afrobeat di “BTB”, dove un solo pazzesco di chitarra elettrica hendrixiana vi farà rivivere i fasti lisergici di Woodstock mentre le vostre maniglie dell’amore vibreranno impazzite sul groove a testa bassa opera di Moses Boyd.
Se il sudore non vi ha ancora allagato casa e avete abbastanza energie residue per lo stretching conclusivo, restate in sintonia e premete il triangolino bianco sulla prossima “2 Far Gone”, un pezzo dominato dal pianoforte di Joe Armon-Jones che disegna virtuosismi pindarici su un’ariosa base electro ambient che richiama alla mente certi lavori dei Four Tet.
Avevo già appreso che se non sei pronto all’irriconoscenza è inutile che fai del bene. Io, quotidianamente, vi propino delle gemme di musica d’alta oreficeria, ma lo so che voi, in segreto, vi ascoltate la strafalcioneria commerciale melensa e appiccicosa che gira nei più pacchiani ed ostentati contesti della musica italiana mainstream. Il mio è un invito ad andare più a fondo perchè sono sicuro che la bella musica non si è fermata alla fine del millennio scorso, è stata solo privata dell’opportuna visibilità dai mercanti tiranni e da musicisti asserviti dalle lusinghe finanziarie del sistema globalizzato. La bella musica è sedimentata sui misteriosi fondali di un mare coperto in superficie da rifiuti cacofonicamente plastici. (Filippo Fenara)
One thought on “Audio Bagliori: “Dark Matter” di Moses Boyd”
zipgong
Sti cazzibus