Furibonde liti, ira repressa, delusioni, tradimenti e…ceramiche in frantumi. Leggendo questi versi è facile trovarsi inconsapevolmente calati in una realtà sospesa tra la fantasia e la crudezza di momenti d’adirato confronto; personalmente ho faticato a riconoscere il cogitato dal vissuto, mi sono sentito colpevole della “altra metà sul muro nascosta in fotografia” e mi sono vergognato del fatto che, mentre lei sfogava la sua disperazione, io “raccontavo e ridevo”. La tecnica aulica di Asia Giuliano è un minuzioso cesello di precisione, la sua esposizione scenografica è ultrafedele alla realtà, spesso aumentata attraverso i filtri di un’emotività rilasciata. Ogni poema di quest’autrice è una matrice (il riferimento al film “The Matrix”, vuole essere una meritata lode) dentro la quale vivere esperienze personali impattanti come quelle della realtà (?) quotidiana. Lasciandovi a questa impersonificante lettura vi consiglio di leggere anche un’altra formidabile successiva produzione di Asia Giuliano, “Il Palombaro” che trovate cliccando QUI. (Filippo Fenara)
ADESSO BASTA!
Urla scagliando un sasso
sulle mille (più uno)
porcellane da vetrina.
L’ho vista sai? L’altra metà
sul muro nascosta in fotografia.
L’ho vista e ho pianto.
Le parole mai dette, baci
non dati. E le porcellane.
Tutte le nostre maledette
porcellane da vetrina.
Ed ero in casa quella sera.
Raccontavi e ridevi.
Ma non c’era niente,
ma proprio niente
da ridere.