La manfrina non durerà molto: ma che senso ha la “giornata della memoria” quando la rete sociale sembra attecchita dal morbo di Alzheimer? Voglio dire, amici miei, se nel 2021 ancora non avete capito di non avere abbastanza attributi per spendere la vostra voluttuaria vita (di pornografia, calcio, social networks e croci su fogli che verranno riciclati in carta igienica) per sacrificarvi in nome di chi verrà dopo di voi, cosa pretendete di ricordare? Esiste un premio in gettoni d’oro per l’ipocrisia più ridanciana? “Ah…ma mio nonno…”, va bene e tu? Decine di partiti, associazioni, lobby, multinazionali si combattono la paternità per la vittoria di una guerra che proprio ora è nella sua fase più accesa, certo, siamo ancora nella seconda guerra mondiale, milioni di persone all’anno muoiono di fame e conflitti e noi ci detergiamo la coscienza con una ricorrenza sbuffata dove tutti postiamo il cancello d’ingresso del campo di concentramento di Auschwitz e pace sia. Applausi.
Quasi come una stilosissima provocazione ho deciso che LeMieCose affronterà questa sagra del ricordo a progetto dedicando due spazi che ritenevo opportuni ad una coppia di componimenti, il primo, di seguito, è di Lucio Hassan Siro che, vista la sua professione (che non sarebbe quella letteraria anche se dimostra più classe di tanti prezzolati scrittori, più riflessività di politicizzati filosofi e più capacità comica di macchiette di ultim’ordine), sa che è necessario combattere fino all’ultimo secondo, che non bisogna mollare mai e che il momento in cui ti distrai ti può essere fatale. Il secondo scritto, alle 19:00 è una poesia che composi anni fa dal titolo “Anzola”, in ricordo della sanguinosa battaglia che lasciò centinaia di morti sul campo a 10 chilometri da Bologna. Ma quanti bolognesi se ne ricordano, a proposito di memoria? Più fosforo, ragazzi…
DOVE SONO I BAMBINI?
Uhm…
“DOVE SONO I BAMBINI…???
“I vecchi accolsero la morte
a braccia aperte,
come una liberazione…
Avevano vissuto esistenze
pressocchè tranquille,
fino a quando la balena
non li aveva ingoiati,
e con le membra ormai stanche
e l’animo sopraffatto,
si lasciarono falciare quasi sorridenti,
pensando alla morte come alla giusta ricompensa per tutto il male
che avevano dovuto sopportare…
Per gli uomini e le donne,
fu il martirio dell’impotenza:
chi aveva perso i figli,
se ne andò con l’odio e la rabbia
di chi non avrebbe visto compiersi
alcuna vendetta, alcun riscatto;
chi li aveva ancora in vita,
si aggrappò all’ultima stilla di energia,
per provare a resistere,
e perì con la disperazione di chi volle,
ma non potè….
I giovani, aiutati dal vigore di membra meno provate dall’usura della vita,
resistettero fieri, combattendo,
senza piegarsi:
si lasciarono spezzare, piuttosto,
nel nome di quella speranza di vita
appena intravista,
che lasciava presagire fiori
che mai colsero…
E chi sopravvisse,
portò tutto quell’orrore nel cuore
e nella mente:
un orrore che nemmeno il racconto
più accorato sarebbe mai riuscito
a descrivere fino in fondo…
Ma i bambini…
Dove sono le anime dei bambini…???
Dove sono i loro sorrisi,
le loro urla festanti,
i loro occhi stupiti…???
Dov’è tutta la loro esistenza
non vissuta…???
E’ terribile pensare che, per loro,
era quella la vita:
quel terrore, quel freddo,
quegli stenti, quella paura…
Era quella la vita,
non ne conobbero un’altra…
Piccoli…
Deboli…
Indifesi…
Dov’è ora la loro vita…???
Forse è quella terra che nasconde
tutto questo orrore,
forse è la polvere che ricopre
le macerie della memoria,
il fumo che usciva
da quelle ciminiere di morte,
il freddo che ci gela le ossa ogni volta
che rivolgiamo a loro il nostro pensiero…
Io non so se c’è un Dio,
ma se c’è, deve essere davvero grande,
se ha saputo dar pace
a tutto questo loro dolore,
se ha saputo riempire
quelle bocche affamate di stupore,
se ha saputo spiegare cio’
che non si può spiegare…
L’altro, il Dio che ho visto io,
quello che in quei giorni di follia umana,
volse lo sguardo altrove,
non ne sarebbe stato,
probabilmente, capace…”