Lo stupore attonito di questi versi diametrali dell’eclettica Marianna Bindi si svela nell’ossimoro confinato tra la retorica del contenuto (la depressione) e l’imprevedibilità dell’installazione formale che ne cassa la diagnosi. Zippando: quello che mi ha sbalordito di questa poesia è l’utilizzo dell’incoerenza come volano espressivo, come le dissonanze nel jazz, come la la pioggia con il sole che risulta in arcobaleni, come il suo sentirsi – inconsapevolmente o meno – ciò che in effetti non è, come specchiarsi in stato allucinatorio: è la prova inconfutabile che credersi ciò che l’esterno crede di noi è una distorsione surreale. Altrimenti Marianna non avrebbe potuto secernere questo nettare dialettico di grana fina ma di robustezza ossea notevole, questo colpo da game – set – match, questa volè che ti spiazza, scusate la contaminazione, ad ogni singolo lemma risolvendo il dilemma con un dilemma conseguente. Arte, stramaledettamente arte, come la Bindi serba nella sua cartuccera tecnicamente avanguardistica e spirituale. (Filippo Fenara)
INCONCLUSI
Ma non sono il mare.
Nel male che ti porti
appresso.
Circo genuflesso
al vocabolario
di una triste
poliedrica
conosciuta
malattia.
Apatia
viscerale
sviscerata e
incurabile.
Li conosco
i giorni persi.
I versi
dell’animale
rassegnato
in gabbia.
La rabbia
direzionata
volatile e
corrotta.
La rotta,
introvabile.
Il mentre
labile. Labiale
della mente.
E incroci e strade
E mille spade
conficcate al cuore
della mela.
Ti sfiorano i capelli,
non ti colgono: mai.
Distrazione
in conclusione:
inconclusi.
One thought on “Carta Carbone: “Inconclusi” di Marianna Bindi”
marianna
Grazie Feel per la tua splendida recensione. Avrei voluto scrivere un commento che le rendesse giustizia ma credo che lo faccia già da sola. Ti voglio bene.