I pleonastici e poderosamente romantici versi di “Calma Apparente” di Antonio Fasolo sono un acquazzone sull’aridità morale e spirituale nella quale questa umanità si crogiola affetta da un’apatia emotiva alessitimica, sono le eliche del sentimento che vorticano nei cieli dell’anima riportandola ad alta quota, sono il salvagente nel naufragio relazionale, sono il ribollire del magma nel ventre di un vulcano apparentemente inattivo, sono la trance che ti coglie mentre li scorri con lo sguardo sul telefono, sono la mano che ti sfiora proteggendoti dagli incubi in agguato, sono l’inconfutabilità extrascientifica, sono il riverbero di tonanti impulsi in lemmi lavati dal sole. “Calma Apparente” di Antonio Fasolo è la proiezione d’intenso amore su uno schermo senza angoli. (Filippo Fenara)
CALMA APPARENTE
Scivolando su apparenze di neve
Noi due, intrecciati tra rami nudi
La tristezza solenne di notti solitarie
Scacciavamo ingoiando impure voluttà
Trionfanti sul potere delle parole.
Rammentami cara i sogni e le canzoni
Ed i flebili suoni vibranti nell’anima.
Istanti colpevoli di volubili incantesimi
Sussurrati tra nenie e inebrianti passioni
Tutti piangono e soffrono a volte
Non per questo disprezzano il viaggio
Ma proliferano geniali tra limiti infranti
Ignari messaggeri di benigna vitalità.
Rigoglìo potente di verità infinite
Tu sei ipervita d’eccitante grandezza
Straripante d’ eccessiva armonia
Sfrenata percezione d’incantevole eros
Fragorosa valanga d’energia imbrigliata
Travolgi i miei sensi privati di freni
Non tutto è perso quando ti sorrido
Felice di stringermi ancora al tuo seno.
Allora e solo allora capirò
Il mistero sacro del tuo viso
Dell’anima avvolta di luce
Tra le pieghe angolari e profonde
Ove solcano accessi inquietanti
Di sublime calma apparente.