Il bisbiglìo sordo della neve caduta è la trance trasmessa attraverso un impianto semiotico stratificato, un infallibile cecchino metaforico puntato sull’inconscio, il contrasto tra lo splendore del “bianco candido” che veste le “brutte cose nel mondo” mascherandole di luce e il magma del peccato sottostante. Judy Barton, in un’alternanza di diapositive pennellate con dialettica maestria sembra voler danzare con il gap che intercorre tra essere (la fiammeggiante coscienza) ed apparire (la neve che ammanta) e lo fa velatamente, con una cronaca di tatto e gentilezza capace di appiccarsi in un finale di romantico eros e passioni vissute al rallentatore, lasciando alla discrezione interpretativa dei lettori la libertà di un eventuale valutazione del binomio tra bianco candido e rosso fuoco. Sono grato a Judy Barton per la concessione della ripubblicazione di questa poesia e di poterla condividere con quanti più possibile, sapendo di servire il giusto. Buona lettura. Comunque sia, io ho scelto il rosso candido. (Filippo Fenara)
BIANCO CANDIDO
Bianco candido torna a coprire
brutte cose nel mondo, nasconde
forse anche peccati miei dentro
Poi s’incendia la neve la sera
d’ogni rosso alle fievoli luci
che preannunciano feste ed il pruno
resta scheletro nero davanti
Bianco candido torna e ricopre
caos di terre, di campi e d’incolti.
La campagna diventa splendente
Poi s’incendia la notte la carne
d’ogni casta passione di sposi,
quell’unione bramante più e d’Altro,
nella sorte congiunti, consorti
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