Culturalmente ed ideologicamente è la mia stella polare. Oggi lo chiamiamo musicista, star, artista, in realtà deve essere decodificato come un visionario profeta che non proferisce, un guru spirituale acustico. Martin Gore (ricordo, per chi non lo sapesse, che assieme a Dave Gahan è la spina dorsale dei Depeche Mode) non ha mai rinunciato ad alcuni suoi progetti solistici nei quali risulta essere più “slegato” da imposizioni contrattuali ed esprime il suo potere divinatorio in estrema libertà d’espressione, giungendo a risultati quasi sempre strabilianti e futuristici. In questo “The Third Chimpanzee”, fresco di pubblicazione, Martin Gore, ci catapulta già nella nuova era, dove sarà necessaria una rielaborazione dell’umana evoluzione falcidiata dai propri stessi errori, un reset antropologico imminente ed immanente, un suicidio di massa che garantisca la continuità della specie sotto differenti egide, un periodo che battezzo come “neo primitivo”. I suoni e le atmosfere di questo lavoro sono ancestrali, semplici, antifilosofici, essenziali, crudi, seppur generati da strumenti digitali ed elettronici, dissolcano la primigenità dell’anima con artistico ed umano modus operandi. In verità, in verità vi trasmetto “Howler” e non ditemi che non rievoca l’inizio di “2001 Odissea Nello Spazio” del compianto Kubrick…
Onestamente, ascoltare questo disco potrebbe essere la cosa più sensata ed importante che fate durante la solita giornata di cieco e mutilato produzionismo, Martin Gore è tornato a ricordarci le nostre radici naturali attraverso un’elettronica sorprendente, cinematografica e quindi acusticamente immaginifica. Il futuro è qui, che piaccia o meno. Statemi in Luce. (Filippo Fenara)