Marianna Bindi mi ha concesso la carta carbone di questa sua futurista (ma anche beat) composizione, raccomandandosi solamente di rispettarne gli spazi e le tabulazioni con precisione, cosa che l’altrettanto futurista editor a blocchi di WordPress mi ha semplificato estremamente (“£$!#+]?^%&$£-°). A parte ciò, mi sono soffermato a riflettere sul perchè tanta pedanteria su quelli che, in fondo, sono spazi vuoti: pure io quando scrivo, utilizzo i “blanks” come pause temporali, come “terre di nessuno” tra una porzione di testo e la successiva, attimi d’attesa necessari alla linea tensiva che si vuole trasmettere, ma non penso che sia il caso della talentuosa ed eccentrica artista piemontese. Vedo questa sua composizione come un geroglifico, una rappresentazione primordiale risvoltata del sentimento, le parole sono i contorni del significato trattenuto proprio all’interno di quegli spazi, è come il negativo di una fotografia dove il bianco va interpretato come solitudine sorda, mutilante, avvilente. Se leggete il solo testo non potete coprire il segnale emotivo di Marianna Bindi, se non portate il vostro sguardo oltre il palese del suo emblematico dipinto digitale (in copertina) non ne coglierete l’essenza grondante sospiri liquidi. Statemi in luce. (Filippo Fenara)
SOLITUDE
Le stesse
parole,
lo stesso
livello
di solitudini.
Una
moltitudine.
IL VERSO BLOCCATO,
stereotipo ed incerto.
Viaggiano sugli
aerei e le
speranze,
su quel cammino
santo, su quel
cammino parso,
un giorno, ad
una strana
latitudine.
2 thoughts on “Carta Carbone: “Solitude” di Marianna Bindi”
Manuela Di Dalmazi
Bellissima! Molto originale 👏
lyth karu
vero!