Una delle poche definizioni che si trovano sul web a riguardo di Jack DeValera è “Cantautore in quarantena a Dublino ovest nel tentativo di non impazzire”. Se ieri con Adam Koots eravamo a Melbourne, oggi voliamo nella sorniona e verde Irlanda ad ascoltare sempre del rap, divenuto vero e proprio contemporaneo megafono con il quale amplificare messaggi fuori dal mainstream. Il mio intento è che più persone possibili si accorgano del senso di autonomia ed emancipazione che solo il vivere hip hop può garantire a chiunque, in un insieme di arti geniali e trasversali che possono coinvolgere dal clochard al quotato manager, con il solo diktat di raccontarsi per quello che si è ed esplicitare liberamente ciò che si pensa. Beats dal profumo latino, un flusso elementare ed ironicamente sarcastico, alcuni fantastici lampi di genio e l’assoluta incompatibilità con i glitterismi fecali del mercato discografico di massa. Questo E.P. è molto intimo (non intimistico), confidenziale, descrittivo dei tempi odierni, particolare nei suoni e casareccio nella produzione. Tutti gli introiti derivanti dalle vendite, come dichiara Jack DeValera, sarà devoluto ai “Lavoratori Irlandesi In Prima Linea” e a “Black Lives Matter”, tanto di cappello, non c’è che dire. Ora pressate sto play on tape con “Street Party Fiasco” e statemi in luce.