Una fiamma pura, celeste, ossidrica. Elisabeth rinsalda le spaccature interiori attraverso un ardere chirurgico che ustiona il presentimento con perentoria e romantica sensualità comunicativa. Incendia torce in notti spente da passioni agognate, fuse voluttà colate in versi incandescenti di “desideri malsani” che trovano la loro catarsi nel rito d’attrito epidermico, nel sussurro che s’insinua tra cunicoli del non detto, tra le spire di una materialità ipotizzata. Il risveglio di una brace ancora accesa sotto la cenere di notti solitarie che si estingue solamente nel graffiante verso che chiude la poesia: “…e destreggiati maledettamente bene su di me”. Una fiamma pura, celeste, ossidrica. Statemi in luce. (Filippo Fenara)
DESTAMI
Destami, i pensieri quelli belli.
Irriga, i miei occhi dormienti, stanchi
come un fossile a riva.
Poni in me uno spirito nuovo,
che son affamata di futuro.
Culla i miei desideri, malsani,
mutali in acque pure, eteree.
Sterilizza il cuor malato
e parlami fino a quando avrai voce.
Che tra silenzi son cresciuta
e di silenzi son ferita.
Sfregami mente e corpo
e destreggiati maledettamente bene
su me.