Un sospiro moderato e gentile, il canto appena sussurrato di un’anima dolente ingabbiata nella caduca materialità del corpo. Un’inno alla vita periodica quello di Rita Coda Deiana, il desiderio di sfociare nell’amalgama di un sentire universale, il riferimento ad una luna che simbolicamente rappresenta il divincolarsi dalle catene del mero materialismo per librarsi dentro la propria anima priva di confini, che si dissocia dall’incedere frenetico del tempo per donarci ad un insieme senza contorni. È commovente l’incalzare dei versi della poetessa sarda, ma non triste, non negativo, quell’immagine del sentirsi liberi sotto la pioggia è catarsi pura per la “pelle intorpidita dal sonno”, è un monumento dialettico al desiderio, la miccia della volontà suprema che anima il cosmo. Una veste insolita ma straordinariamente elegante e sentita quella di “Vorrei Essere Là Fuori”, personalmente durante la lettura della poesia ho sentito “l’incontro” tra anime sotto un copioso temporale extracorporeo, anche se quel giorno, in cielo, brillava in cielo un sole sornione. Il risultato è stato un arcobaleno emozionale che sorge dalle mani a conca di Rita Coda Deiana. Statemi in luce. (Filippo Fenara)
VORREI ESSERE LÀ FUORI
Sento la dolce melodia della pioggia
e i miei sensi si acuiscono
e divengono malleabili.
Vorrei essere là fuori,
sotto la pioggia.
Vorrei che le lacrime del Cielo
bagnassero la mia pelle
intorpidita dal sonno.
Abbasso lo sguardo sui piedi scalzi
e non mi muovo da questo corpo
che mi impedisce di essere libera
che mi impedisce di volare
tra le lacrime della Luna.
Di cera saranno le lacrime
versate da troppo, troppo tempo.
Non tornerò indietro,
non tenterò di vedere oltre
quello che giace dentro di me.
Vorrei essere là fuori.
2 thoughts on “Carta Carbone: “Vorrei Essere Là Fuori” di Rita Coda Deiana alias Doroalice”
doroalice
Ringrazio di tutto cuore Filippo Fenara per la meravigliosa recensione e per la considerazione. Come ripeto sempre, è appagante e costruttivo incontrare persone meravigliose lungo il mio percorso di vita. Quando incominciai a scrivere, più scrivevo e più venivo criticata. Non c’era quasi nulla che fosse abbastanza buono per gli altri e spesso, le persone che più adoravo erano quelle che mi criticavano di più. Tuttavia questo periodo emerge come uno dei più fertili della mia vita. Dalle critiche costruttive o mortificanti, ho imparato diverse cose a proposito dello stile dell’arte della narrazione, degli effetti e di come si ottengono. Ancora meglio, le critiche mi hanno insegnato che, anche quando credevo di conoscere la vita e l’individuo, non conoscevo pressochè nulla. Infinitamente grazie Filippo Fenara. Un abbraccio.
Filippo Fenara
Non pensavo di meritare tutta questa gratificazione, grazie di cuore Rita!