L’apice del buio. La poesia di @riemersa, per quanto esuli dai suoi standards lucorei, è un piccolo capolavoro di “decadence poetry”, una stigmata lessicale, una cicatrice bene in vista. La “prezzemolare” Francesca De Masi probabilmente a breve fonderà il gruppo delle “poetesse sataniche” visto il suo instancabile “mettere lo zampino” in tutte le opere dal taglio tenebroso: la sua interpretazione in questa “Petrolio” è un punteruolo conficcato nel cuore con una freddezza perversamente eccitante, un camminare scalzi sul filo della lama affilata del risentimento, una voce che ricorda quella rassicurante delle hostess, anche quando l’aereo sta precipitando. Scenografia più adatta non poteva immaginare @Elisa Giusto con la sua padronanza linguistica, maestosa nell’affiancare esteticamente vocaboli come “querula menzogna” o “spasmodici balsami”, dispensatrice d’infinita e oscura maestria nel dragare un solco arterioso nelle innocenti menti dei lettori, letto di un fiume di emozioni ematiche e sensazioni liberatorie, sangue che fuoriesce dalle tempie per trasportarne fuori il maligno, lo spirito impertinente, la follia che solo un torbido rancore genera. Arte. Ed è ciò per cui ancora sono vivo. Statemi in luce ma non temete il buio. (Filippo Fenara)