Del sinuoso virtuosismo poetico di “Questo Io Amo” di Massimiliano Giannocco e della sua scenografica passeggiata notturna tra le nebbie che abitano l’inverno delle calli veneziane, avevo già espresso la mia personale (e particolare) lettura in una Carta Carbone molto apprezzata della settimana passata (la potete rileggere cliccando QUI). Consequenzialmente, la comune amica e poetessa Monica Annalisa Quargnali, ispirata dai versi dello scrittore romano, dispensava un continuum a mio parere altrettanto suggestivo e struggente nel quale trova foce naturale un ritrovarsi immaginifico ed extracorporeo nel capoluogo veneto, un coincidersi di destini, un combaciarsi d’intenti. Questo “collage” di cui io rivesto l’umile ruolo del “collante” aumenta così la ridondanza aulica in maniera esponenziale, travisando la finzione come in una piece teatrale, diventando linfa vitale che scorre nei canali percettivi di un’installazione artistica d’innegabile pregio tecnico e di formidabile pienezza espressiva ed emotiva. I due poeti mostrano un seppur asincronico – ammesso che il tempo esista in poesia – affiatamento, pur narrando vicende differenti che s’intrecciano in uno snodo di stupore apicale. La scena è tutta per Massimiliano Giannocco e Monica Annalisa Quargnali, questa volta più che mai, silenzio in sala. (Filippo Fenara)