BLUES
Aveva la vita tutta buttata
In avanti, sbarrata,
La bocca che barcollava
Tra risata e ringhio.
Era una Janis Joplin scalza
Dentro una chiesa, occhiali
Spessi e tanto fumo negli occhi,
Era vetri rotti e l’odore di campo
Che cambiava con l’inverno
Sotto le unghie e i sonagli,
Ero io quella stella maestra,
Sono ancora una libellula
Schiacciata alla finestra
© Alessandra M. dal profilo Instagram @senzavoce.it
Janis Joplin, il blues, i bassifondi, l’alcool, l’eroina, l’iconica morte per overdose a 27 anni. Una donna che, pur essendo bianca, combattè a lungo contro il razzismo verso gli afroamericani, malgrado le pesanti vessazioni e persecuzioni degli amici d’adolescenza, che la portarono agli abusi di alcolici e stupefacenti e ad un prematuro decesso. La maledizione di portare sulle spalle la croce del giusto in un mondo sbagliato, l’insopportabile concretarsi in un’esistenza da martire per non voler scendere a compromessi con il melmoso e torbido flusso della massa che l’attorniava. Il suo pregare un Dio distratto attraverso una voce colma di pathos e segnata dalla sofferenza, paragonabile a quella degli schiavi di colore che diedero vita al blues, la cruda e cinica realtà che diventa suono e si confonde con l’universo, il grido disperato di una vita condannata per troppo amore, per troppa fede, per incrollabile idealismo collettivo.
In questa “Blues”, con un inaspettato “sbandamento” rispetto alla sua naturale linea creativa, Alessandra si rivede in un’ingiusta condanna, si pone al fianco di Janis Joplin e ne versifica le affinità con il suo passato e presente, s’intravede “ancora una libellula schiacciata alla finestra” quasi a metaforizzare la mancanza di vie di fuga da un vivere faticoso e costellato di ferite. Io, come lettore, ho provato un grande senso di impotenza alla fine di questi versi sotterranei e poderosi, a volte mi capita di provare la stessa identica sensazione, in un bivio che mi obbliga a scegliere se continuare a perseguire le mie idee e i miei sentimenti oppure arrendermi, rinnegarmi e conformarmi con la gelatinosa sostanza di cui è composto il gregge umano. Il dilemma è che, come Alessandra, sapremo qual è stata la nostra scelta soltanto un domani, guardando il percorso che ci saremo lasciati alle spalle. (Filippo Fenara)
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