Rap? Grind? Doom metal? Punk? Nu metal? Hardcore? Non so trovare una risposta esatta per categorizzare il genere espresso da Eric Whitney alias Ghostemane in questo suo ultimo album dove elettronica hardcore, trap, Marilyn Manson, Bathory, chitarre distorte e batterie pesanti come macigni si fondono dando vita ad uno degli album più sanguinolenti e tetri che abbia mai sentito. I temi dei testi trattano di occultismo, depressione, nichilismo e morte: alcuni a questo punto avranno già storto il naso preferendo ascoltare musica leggera e allegra per contrastare le difficoltà di questo periodo storico, ma non sempre è così. A volte abbiamo bisogno di tracce che ci riportino la realtà per affinità e senza dissimulazione, cerchiamo suoni che facciano da colonna sonora al mal di vivere e non che lo vogliano curare a tutti i costi. Comunque sia, a mio parere, “Anti Icon” è un album assolutamente innovativo che narra senza filtri gli strati più melmosi e paludosi dell’anima, ha un suono potente e non va a caccia di “clienti” mascherando l’oblio odierno. Prima di ascoltare qualche brano del disco tengo solo a dirvi che Eric Whitney, laureato in astrofisica, aveva trovato un lavoro da $ 65.000 l’anno nel sud della Florida (dove è nato) ma, per seguire la sua passione musicale, un bel giorno ha mollato tutto e si è trasferito nella più effervescente Los Angeles dove, a poco a poco, sta raggiungendo il successo, quantomeno nel vasto panorama underground. Cominciamo dal primo evocativo video, ovvero la potentissima “Lazaretto”
A me piace molto anche la successiva “Sacrilege”, che dopo un interludio quasi trip hop, si trasforma dapprima in hellrap e poi in vero e proprio doom metal e gli elementi si frappongono durante tutto il brano. Andiamo ad ascoltarlo.
Durissima e vicina alle ultime produzioni di Marilyn Manson, carica di rabbia e acida come una cascata di solforico è invece “Hydrochloride”, vi consiglio di prendere precauzioni ed indossare le idonee protezioni prima di ascoltarla.
Chiudiamo questa sfilata dimostrativa degli occulti poteri di Ghostemane con la traccia “Calamity” un crossover di generi dove i distorsori finali hanno un effetto spartiacque sull’ascoltatore: o lo fanno impazzire o gli danno la carica giusta per unirsi alle armate che ribalteranno le gerarchie del regime globale.
Ultimamente sto recensendo parecchi dischi provenienti da fuori Italia e questo perchè nel Belpaese la secolare tradizione musicale si è arenata nel confezionamento di prodotti buoni per i discount e l’indotto che generano non è mai utilizzato al fine di accrescere la cultura artistica dei fruitori di suono, anzi, si cerca di radere al suolo il senso critico dell’ascoltatore per teleguidarlo all’acquisto di audioletame ben confezionato e conforme ai diktat del regime vigente. Attraverso LeMieCose mi sono accorto invece che all’estero c’è molta più apertura mentale per il nuovo e una certa diffidenza per le produzioni dei bottegai. In tutti i casi, se ne avete il coraggio, addentratevi nei cunicoli bui della musica di Ghostemane, se ne uscirete, ne sarete sicuramente rinforzati e vaccinati contro qualsiasi pandemia di musica da classifica. (Filippo Fenara)