Io possiedo una tavola ouija: è la silloge “Tempesta – Quando La Libellula Danza” di Caterina Barbierato. Ogni volta che voglio tornare in contatto con il mondo invisibile che mi circonda, prendo dal comodino il libro, lo apro, ed è come spalancare una porta su quello che i dannati per l’eternità chiamano pazzia, tutto ciò di cui disconoscono l’esistenza per giustificare il proprio materico ludibrio, quello che è il mio rifugio, l’anima. È l’anima in una sempiterna alba quello che fa di Caterina Barbierato, al di là del genere, delle scelte di vita, dei gusti, un tutt’uno con la natura, con il creato, a dispetto del tempo. La vita, in questa poetessa, scorre ma non passa e so per certo che l’algoritmo incalcolabile del tutto la ricompenserà di quello che scrive, delle sue battaglie per il bene collettivo, della sua ineffabile tenacia. Vi lascio in calce il link al suo profilo Facebook e alla libreria della Cassa Anti Repressione Bruno Filippi, dove potrete trovare la silloge di Caterina Barbierato e tante altre interessanti pubblicazioni. La poesia che segue? Non ha bisogno di commenti.
SONO STATA BAMBINA
Sono stata bambina
un tempo
quando la strada
invitava a ballare
e la polvere
era un lusso
un gioco in più
da dividere assieme.
Saranno stati i miei occhi
da piccola strega
quel vento
tra i capelli e l’immaginazione
ma l’orizzonte era limpido
e il cielo immenso
come un abbraccio.
Un tempo
sono stata bambina,
respiravano forte
tutta l’aria della vita
afferravo con le mani
le conchiglie colorate
curiosa e affamata
ascoltavo le loro storie.
Circondata dal mare,
meraviglioso prato infinito,
mi immergevo
in quella pura linfa di libertà
con il cuore aperto al mondo
volavo come il gabbiano fa
nella sua celeste volta stellata.
Sono stata bambina
un tempo
e addosso ho ancora
quel fantastico e tormentato
odore di polvere e salsedine.