RED CARPET GOLGOTHA
Il denso catrame del diavolo
cola in bave
sul dorso del martire,
schizofreniche falene
disegnano svolazzi aggrovigliati
attorno alla luminescenza
del potere effimero del torto
per cadere tramortite
sul tappeto rosso
del Golgotha vestito a festa.
M’oltrepasso,
accantono orme lasciate
in un sentiero di seta
di cui sono baco,
ambirò la luce
solamente quando
la luce
mi lambirà.
© 2 + 0 = 2 – 0 / lemiecosepuntonet
Kristin Hayter, 34enne Californiana polistrumentista e cantante dall’impostazione classica, ha dato alla luce, dopo varie esperienze in bands noise metal e sperimentali, al progetto “Lingua Ignota”, di cui ho scelto l’album autoprodotto “All Bitches Die” (la title track ha ispirato la mia composizione in apertura articolo) per avere l’occasione di parlarvi di quest’artista molto interessante sotto i profili musicale, lirico e sociale, facendovi ascoltare, nel frattempo, alcune tracce dell’album.
Profilo musicale: barocco, black metal, musica classica, death metal, industrial metal, doom metal, elettronica, metal estremo, noise, sperimentale, opera, musica devozionale, folk, sono solo alcuni degli ingredienti della magica pozione che caratterizza la musica di Kristin Hayter, capace di balzi divini come di sprofondi nelle melme dell’inferno più oscuro, una sonorità nomade che simula la sconfinata libertà così come la più claustrofobica e violenta delle ossessioni. Oltre alla sua tecnicissima e ultra versatile voce, contribuiscono allo spessore sonoro un’elettronica dosata con sapienza e vari strumenti acustici, tra i quali spicca il pianoforte.
Profilo Lirico: i testi di “All Bitches Die” sono ispirati fondalmentalmente dalle tematiche degli abusi sulle donne e delle violenze domestiche, delle quali la cantante californiana è una sopravvissuta. Trascendendo i limiti terreni dell’espressione, Kristin Hayter si pone come portavoce della parola del Dio cristiano per creare degli anthem che diano voce al silenzio imposto da un mondo dove vige il regime della famiglia patriarcale, un diffuso pensiero “fallocratico” che getta nel dolore e nell’avello degli abusi “distrattamente tollerati” milioni di donne, ragazze, bambine, ma non solo. La violenza generata da questa schizofrenica ed archetipica impostazione della civiltà tende a sgretolare sotto la propria arrogante mole tutti i soggetti “deboli” o “indifesi” ed è questo che metaforizzano le parole e la musica di Lingua Ignota alla guida di un movimento di ribellione ai dogmi, in nome della salvezza e dell’emancipazione.
Profilo Sociale: di questo punto ne ho già parzialmente trattato sopra, ma la battaglia sociale di Kristin Hayter merita un’ulteriore sottolineatura ed evidenzazione, soprattutto in un epoca nella quale i problemi delle violenze sessuali e domestiche sono stati relegati in maniera commercialmente ipocrita in due striminzite ricorrenze, come se negli altri 363 giorni dell’anno il dramma non si riproponesse con sempre maggiore intensità e ferocia, oltre ad acquisire una continuità trasversale e generazionale inspiegabile e inaccettabile. La parola e la volontà di questa artista sono commoventi e meriterebbe, sia per la qualità della musica, sia per la dignità del messaggio, di essere insegnata nelle scuole durante l’ora di storia o educazione civica, altro che nozioni da imparare a memoria come degli automi.
Musica che emoziona, musica che fa riflettere, musica che salva, musica che abbraccia gli indifesi, musica che sbrana gli aggressori, musica e dignità, musica e civiltà. La musica di Dio nel corpo oltraggiato di Kristin Hayter. (Filippo Fenara)
Di seguito i links per i due album di Lingua Ignota sulla spotiffa:
“Caligula“