Personalmente sono sempre più coinvolto dal senso olistico dell’arte che lascia traspirare attraverso le sue opere Elisabeth Gioia Carbone: ispirata dal contemporaneo ed inquietante scatto (in copertina) della fotografa Cristina Coral, in questa “Stesa” la poetessa veneta scivola con lessico forbito ma facilmente fruibile in un contenuto focalizzato sulla decadente quotidianità individualista che prima o poi verrà “assorbita dal vorace comandamento della terra”. L’elegia scorre fluente in piccole cascate di significato tra i dittici, mantiene un gusto estetico attillato alla gentilezza espressiva e, soprattutto, lascia intravedere un carattere fermo ma quieto, determinato e paziente. Dai tratteggi lessicali in sospeso tra la visione divinatorio-esoterica e il saggio punto di vista d’ispirazione orientale-buddhista, il pensiero che scaturisce dalla composizione è attualmente molto presente e tangibile dentro anime sensibili ed empatiche, il tutto sarà capire se consiste solo in un utopico desiderio di riscatto o in una lucida interpretazione del “mondo che verrà”. Dimenticavo, l’ossimoro “cordiale giustizia” è una delle cose più eclatanti che ho letto ultimamente. Statemi in luce. (Fenara Filippo)
STESA
Stesa, tra le ipocrisie
ed ipocondrie del mondo.
Vocifera la gente, instabile
e vulnerabile.
Una moltitudine di finti acquisti,
gli sguardi a sorriso.
Ma la vita mastica verità
e muta, prima o poi,
in cordiale giustizia.
Ed i caratteri, le indiscrezioni
del mondo, s’uniscono
in un unico ed immenso varco.
Lì dove l’individualità vien
assorbita dal vorace comandamento
della terra.