Conosco da poco il blog di Doroalice, così, qualche pomeriggio fa, mi sono furtivamente introdotto tra le sue composizioni con la stessa sensazione di chi trova l’isola del tesoro: è un’autrice bravissima che mescola tradizione e tratti post moderni, poesia classica e genialità fuori dai canoni, poi mentre ascoltavo questo meraviglioso brano jazz,
è partito magicamente un solo in dialetto sardo logudorese che mi ha lasciato a bocca spalancata, così dolce e affine al pianoforte del brano, con quell’armonia che si diffonde lieve, con quelle sonorità che evocano una terra forte e pregna di valori umani come la Sardegna, ricordi, speranze, palpiti e, come cita il nome del blog, “divagazioni oltre i confini dell’empatia”. Voglio essere sincero, per quanto ami i dialetti italiani, prima di leggere la traduzione mi era sfuggito il senso di parecchie parole, ero in una sorta di trance estatica, poi scorrendo il testo in italiano, il pathos della poesia ne ha guadagnato ancora di più, con un contenuto d’amore e speranza dettati da un’innocente semplicità, da una lirica scorrevolezza, da una tremendamente candida ingenuità. Questa è la prima volta di Doroalice sulle carte carbone ma, se vorrà, sarà un piacere parlare ancora in futuro dei suoi versi tracimanti luce. (Filippo Fenara)