Si elabora sotto traccia da anni ma succede in una sola notte. Così mesi fa mi sono svegliato, ho portato la mia Ypsilon in una concessionaria e l’ho venduta per un po’ di plata e una e-bike. Come mi sentivo? Un naufrago, non avevo studiato bene il dopo, avevo solo la convinzione di essere nella giusta direzione morale, ma quella pratica si presentava come un problema apparentemente irrisolvibile.
Ammetto che i primi 4 mesi sono stati un inferno, parlano tutti di cambiamento ma sono pochi quelli che fanno un passo avanti per primi, tra le moleste ironie di amici e colleghi, tra le indiscrete perplessità di ecologisti di maniera che parlano di “footprint” e “amano gli animali” ma non capendo la differenza tra una banana e un pezzo di polistirolo, nel dubbio, buttano tutto nel cestino della fermata del bus. Non beccavo una coincidenza che fosse una, mi ritrovavo a pedalare per chilometri e chilometri arrivando a casa devastato poi, pian piano, la rivelazione: non solo si può vivere senza automobile, ma la “pedonalitudine” è una patologia fortemente socializzante e solo ora comicio a coglierne i meravigliosi frutti. Cominciando dal lato strettamente venale, senza guasti meccanici e incidenti, si risparmiano circa 7000 euro all’anno più il costo dell’acquisto del mezzo. Poi, si comincia a frequentare gli autobus e si scopre che nessuno puzza per provenienza, che una volta che ero senza biglietto un ragazzo nordafricano mi ha regalato 2 euro per prenderlo a bordo, che una bellissima ed elegante signora di colore sul 14 ha comiciato a cantare una dolce melodia guardando il cielo dipinto sui finestrini e quel giorno, per me, ha avuto due albe. Poi ti capita di incrociare destini impensabili, storie apocrife narrate su una panchina della stazione, ti accorgi che quella che pensavi la tua tragedia personale in fondo altro non è che lucente, fulgida, rovente VITA. Poi ancora il controllore napoletano che spero sempre di incontrare perchè non conosco altre persone pregne della sua saltellante comicità (giuro che l’ho visto elevare una sanzione ad una ragazza che non smetteva più di ridere…), lo studente calabrese che quando mi parla della Sila malcela un doloroso distacco, i turisti francesi ai quali dò indicazioni tramite la mimica e qualche parola in dialetto, il ragazzo ghanese che è riuscito a trovare un lavoro per poter realizzare il suo sogno di diventare pugile e tante altre anime incarnate che hanno fatto la mia stessa scelta rasserenandomi e facendomi sentire meno “atipico”. Ho realizzato anche che il tempo che passi alle fermate non è tempo perso, forse non è nemmeno tempo, è una sospensione dal quotidiano agonismo a scopo di lusso, un trailer di quello che mi sono perso finora.