El Jazzy Chavo è un produttore / emsì di stanza ad Atene in Grecia ma di evidenti origini ispaniche. Fine della bio. Ho fatto conoscenza con questo musicista su Bandcamp e mi ha attratto subito l’album strumentale “Echoes From Another Cosmogony” perchè i beats di chiara derivazione hip hop sono più consistenti del tungsteno e più titanici del titanio (…ma che è, una recensione di heavy metal?), le atmosfere spaziali ed eteree sono semplici, ipnotiche ma dal retrogusto artigianale, molto meno xanax e molto più strada rispetto alla lisciviosa chillout da chiringuito sulla spiaggia caraibica. Visto che in rete non ci sono maggiori informazioni su El Jazzy Chavo, direi di passare subitaneamente all’ascolto della particolare “No Flowers At My Balcony” con un carpet originale e campionamenti jazz di vibrafono e flauto che creano un’atmosfera surreale.
Molto più misteriosa ma sempre trasportata da un battito coriaceo è invece “Black Queen”, dall’atmosfera notturna e lunare, coadiuvante gli stati d’ipnosi progressiva e vera e propria musa ispiratrice per autori che traggono il senso dalla musica piuttosto che dalle immagini.
Ora che parecchi di voi avranno lo sguardo perso nel vuoto (più o meno come i gatti che fissano punti sulle pareti senza un apparente motivo) è ora di darvi il colpo di grazia con la triste e malinconica “Blue” che vi accompagnerà con incedere kafkiano verso un sonno profondo oppure libererà il vostro subconscio dalle sbarre degli schemi sociali per comporre la più bella poesia della vostra vita.
A me quest’album piace. Minimale, ruvido, semplice e diretto nel comunicare e costruire siti immaginifici. Forse ascoltarselo tutto di fila prestandogli particolare attenzione potrebbe appesantirvi un po’, ma come sottofondo per le vostre attività (soprattutto creative) quotidiane mi pare essere una degnissima colonna sonora. (Filippo Fenara)