Ammetto di non essere uno molto da contests (almeno che non veda vocaboli ematici sgorgare copiosi sul ring) però è realistico ammettere che le #immaginapsi di @grammati.che su IG spesso scaturiscono composizioni con un certo coefficiente di liricità. È questo il caso di @aramisss.scrive con la disciplinatrice poetica @inosservatapasso, ovvero Francesca De Masi, amalgama sfociato in uno scritto di stampo gotico dove aleggia un’atmosfera funesta, umida, sotterranea, che richiama alla mente il tribolo di esistenze perdute, l’autofustigazione inflitta, le catacombe romane, atmosfere dense di umori, corpi umettati di sofferenze silenziose. Perchè questa poesia non grida dolore, non esplicita, non denuncia, soffre in silenzio tra versi serpeggianti, promette il paradiso ma è l’epifania dell’inferno, luciferini riti pentacolari implosi nel silenzio del non saputo. “Dove occhio non vede…Aramiss scrive” potremmo asserire, con la complicità diabolica della femminile incisività di Francesca, per ritrovarci nelle sabbie mobili dei nostri scheletri stipati nell’armadio, qualche metro sotto la coscienza collettiva inebetita dalla tecnologia. Cronaca del patimento, sicuramente meno rassicurante di una disfunzionale poesia d’amore, ma assolutamente più accrescitiva se letta con esorcistico intento. Il sabba di Le Mie Cose continua… (Filippo Fenara)