Pronti…partenza…viaaaa!!! Ed eccomi, dopo il varo di ieri della fiammante rubrica “Foto Sintesi”, con un’altra inaugurazione, questa volta di uno spazio chiamato “L’allibratore” dove mi curerò di una “recensione emotiva” di libri di poesia che mi hanno colpito particolarmente, con la riproduzione di alcuni significativi versi e un amichevole, generico commento. Prima di cominciare tengo a precisare che – per ora – queste recensioni (e non critiche letterarie) sono gratuite e selezionate, con il permesso dell’autore/autrice, secondo i miei gusti di lettore e ricercatore d’anime. I libri che non mi interessano, semplicemente, non li recensisco, nemmeno per un milione di euro. Ma forse per un milione un pensierino…
“GERMOGLIA L’ANIMA DESERTA”
DI MANUELA DI DALMAZI
Parto da questo libro dell’autrice abruzzese che conosco da tempo virtualmente per gentilezza e disponibilità e della quale ho stilato numerose carte carbone in passato. Questa rappresenta la sua prima raccolta poetica, edita nel Marzo del 2019 e trovo modo di parlarvene proprio ora che è appena uscita la sua seconda fatica “È Tempo Di Disobbedire”, della quale ne tratterò, sempre in questa rubrica, a breve. Dopo un’attenta lettura (dite quel che volete ma io, nei lunghi viaggi in autobus trovo una concentrazione superiore ai miei standards abituali…) di “Germoglia L’anima Deserta” ho concretato almeno tre caratteri che rendono questo libro autentico: la vita di un piccolo paese dell’Italia centro meridionale (dove l’autrice è nata), l’impegno sociale incombente e la lotta a denti serrati per la salvaguardia di valori morali, sentimenti profondi inequivocaboli e anime intonse, il tutto accomunato da un amore intenso, ingenuo, irrevocabile per la vita.

Ecco l’amore. L’amore che nella scrittura di Manuela Di Dalmazi spesso sfiora l’eros ma si radica profondamente nel ferace animo della scrittrice determinandone a monte tutti gli impulsi creativi, è proprio l’amore che genera il leit motiv di questa silloge, l’amore di madre, amante, compagna, amica e l’amore verso sè stessa dal quale tutto prescinde.

Amore quindi nella sua forma più rilucente, ma anche nella sofferenza che implica, nella delusione dell’abbandono, nel crepitio interiore della mancanza, nel rimpianto di anni vissuti nella tossicità di rapporti impossibili.

Prima accennavo all’impegno sociale della poetessa, significativa è l’elegia “Gratta e Vinci” nella quale offre una dolente ed attenta disamina dei malcapitati fruitori del “azzardo di stato” che si rovinano nell’utopica speranza di “svoltare” la propria esistenza, quindi riepilogando, nessun sentimento ipocrita da mettere sotto l’albero di Natale o introspezioni ripetitivamente astruse, ma metallici ganci lirici che si conficcano nella triste realtà della socialità popolare.

La natura come insegnamento metaforico, l’acqua della sorgente, “le luci del giorno svestite dall’alba”, le onde, l’orizzonte i “prati inginocchiati ai piedi della montagna”, sono tutti valori bucolici che Manuela di Dalmazi ha fatto suoi, riversandoli in lemmi tracimanti luce e felicità.

Il libro si conclude con 33 haiku che – attenzione – non sono difficili da comporre, ma è assolutamente complicato stilarne di belli e significativi. Manuela Di Dalmazi eccelle in questa tecnica poetica dalle origini nipponiche riuscendo a comprimere simbolismi enormi in pochissime stringate parole.

Trarre delle conclusioni da “Germoglia L’anima Deserta” è un gesto azzardato, l’autrice, già matura tecnicamente e moralmente all’epoca della pubblicazione del libro, è ulteriormente migliorata, ma nel frattempo la pandemia ha completamente rimescolato le carte in tavola dell’umanità. Credo però che, valutando il prezzo di copertina e la qualità aulica ed emotiva espressa, sia quasi un dovere acquistare questa silloge di debutto di Manuela Di Dalmazi, semmai accoppiata all’ultima sua recente uscita “È Tempo Di Disobbedire”. Statemi in luce. (Filippo Fenara)