L’incontro tra Marianna Bindi e una ragazza disperata su un traghetto che naviga nelle acque del Mediterraneo. L’obiettivo percettivo agraduato dell’artista piemontese procede alla traguardazione e messa a fuoco con uno scatto estemporaneo che, poco dopo, trasmuta in versi armonicamente dissimmetrici, in ritagli di pensiero appiccicati come un collage a formare una stesura integra nella sua frammentarietà. Questa poesia è un ossimoro aforismatico, un coacervo di diapositive che solo apparentemente non hanno nulla in comune tra loro. La chiave di lettura è da ricercarsi nella proiezione recensoria in un bianco e nero ad alto contrasto da parte di Marianna Bindi nei confronti della ragazza incontrata, nella rilettura della situazione filtrata attraverso la propria personalità in un virtuosismo poetico di stampo egotista. Da umile appassionato d’arte moderna non posso non puntare un riflettore anche sulle astratte immagini elaborate dall’artista che accompagnano in un valzer emotivo le idealistiche poesie pubblicate. (Filippo Fenara)
NENIA DI INIZIO SETTEMBRE
Sul quel traghetto
sei una tomba d’acqua.
Sull’epigrafe scrivi
Non m’amo in questa stanza.
Accendino, sigaretta,
mare in pinna.
Cristallo a rompere
sulle onde.
E cerco le parole giuste
ma sono allo stesso giogo.
Soffrirai.
Allo specchio degli specchi,
rotto a cura di taglio,
riflette lo stesso abbaglio.
Lo sbaglio sei tu.