di Paolo Gambi dall’account Instagram @paologambi e dall’omonimo sito internet.
Quale miglior risveglio poteva offrirvi il libero salotto di strada delle carte carbone se non pofondendo sui vostri schermi la succinta stilla di speme nata dalla penna saggia e colma di sentimento di Paolo Gambi? Di quest’autore ho già tessuto le meritate lodi in occasione della recensione della sua struggente elegia “2 Novembre” per cui mi sembrerebbe pesante ricalcare lo stesso articolo contemplativo, ma: vi consiglio di leggere le sue poesie seguendolo sull’account Instagram e, quantomeno, dare una scorsa all’articolo “Poesia: perché credo stia già salvando il mondo” sul suo sito personale. Che dire di questa “Gli Occhi All’alba”? Sintetica, carica di fiducia nell’avvenire, un tatuaggio virtuale, la cronaca di un colpo di fulmine, di un intreccio di sguardi, il germogliare di un sentimento. L’unica cosa che continua a stupirmi è che Paolo Gambi sacrifica tutti i suoi skills tecnici a favore di un’innocente e candida semplicità e questo mi sembra un gesto di grande umiltà e modestia. (Filippo Fenara)
Sotto stretta sorveglianza
a causa del disallineamento
nei confronti del pubblico ludibrio.
Come brace sotto la cenere
covo verità inconfessabili,
lucidi proiettili griffati.
Schizzi ematici
su volti emetici
di sicari automatici
dai cuori rancidi.
Penso amplificato in grumi di pixels,
inarrestabile ristabilisco,
aggredisco convenzioni
di empie confraternite occulte,
io è un esercito d’infiniti io,
in guardia.
Striscianti nel circondarmi,
lisciviosi negl’ingannevoli tentativi d’ammansirmi,
veniali coprocratici,
depravati comprovati,
avete esploso su di me
l’intero caricatore,
ora vi palesate
per elemosinare
grotteschi compromessi.
Nessuna amnistia, nessuna.
Avete oltraggiato l’ambìto àmbito in cui abito.
L’ambìto àmbito che arbitro.
Vibrano i sonagli della paura collettiva,
fiato sospeso, trepidazione,
attesa per la mossa successiva,
chiamo a raccolta le ventidue sintonie del creato,
interrogo le viscere della terra,
muovo i miei passi
sull’affilato crinale della vendetta. Oggi c’è il sole,
l’arietta pungente,
ma non so veramente cosa ne farò di voi.
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