Effervescenti? Sì, ci sono creature che hanno milioni di bollicine scoppiettanti negli occhi. “Moonlight Serenade” è uno di quei brani che, sistematicamente, devo iniettarmi tramite flebo auricolare perchè sortisca in me il suo magico effetto emotivo e Kurt Elling è lo strumento idoneo e dolcemente invasivo che interpreta quest’elegia in musica passeggiando con la sua voce baritonale (…che poi alla fine è tutto relativo per chi vanta un’estensione di quattro ottave) e setosa sù e giù per gli scalini di note che permettono di visitare il reame sonico. Questa infinitamente ripetuta ma irripetibile successione di accordi e melodie fu concepita da Glenn Miller, successivamente Mitchell Parish spolverò di parole a velo la composizione e l’immenso Frank la portò a splendere come quel bagliore che cita nel titolo. Nel 2001 Kurt Elling, già conosciuto e stimato ma solo negli Stati Uniti, decise di cimentarsi in una personale versione di questo standard, aggiustando le parole adattandole al suo flusso emotivo ed esecutivo e dando prova di una tecnica vocale che, dopo la scomparsa di Al Jarreau, lo eleva a mio parere all’elite di una delle migliori voci maschili al mondo.