Con un solo – eccezionale – componimento, l’inarrivabile Biagina Danieli è riuscita a toccare simultaneamente due zone “erogene” della mia anima: l’amore puro e fedele che provo per Marco Pantani e il mio palese e cedevole attaccamento ai dialetti e alle parlate tradizionali del (una volta) Belpaese. Non mi sento di commentare più di tanto una poesia che suona come una chitarra acustica arpeggiata e spiega in pochi versi molto più di trent’anni di scuole, istituti ed università, pura cultura di strada che Biagina porta fieramente come vessillo del proprio modo di essere, del suo fiorire senza dimenticarsi delle radici, del suo struggente scrivere del popolo e per il popolo. Ed è molto complicato recensirla perchè quando le si traccia un confine attorno, lei, nella composizione successiva, l’ha già scavalcato, come ogni creatura che trova la libertà assoluta tra i versi. Godetevi questa rarità di Biagina Danieli e statemi in luce, anche quando la salita si fa ripida e sembra di non potercela fare. (Filippo Fenara)
ER PIRATA
“Eccolo, eccolo, s’è arzato, Biaggì, s’è arzato!”
In piedi in su la bbici, le mani in sù per manubbrio, n’occhio davanti e n’artro arretro.
Era partito, e nun ce ne stava più pe nessuno, na pedalata dopo n’artra, un metronomo, ammazza sembrava magnasselo l’asfarto.
Co la pioggia,cor freddo, cor callo, quanno je girava la brocca era n’amen.
La salita pareva na discesa. Macché volava!
Volavano pure i laccetti der fazzoletto che c’aveva in capo. E ssi, perché senza quer fazzoletto nun era lui, nun era er pirata, che rubbava metri e secondi a tutti, senza storce la bbocca.
“O vedi Biaggì, a vita è così, na strada de montagna bella irta, n’fazzoletto in testa, gambe bbone e n’secchio de sacrificio pe arrivà in cima. Nun te crede che er pirata nun sente la fatica, nun sente er dolore a le gambe, va avanti e bbasta. Ce crede!”
E c’aveva raggione.
Poi a n’certo punto la vita s’è magnato er pirata, er doping, a droga, l’invidia sopra a tutto ripetevi, nun c’hai mai creduto e quanno è morto, pe te, se n’è annato n’amico vero.
E pure pe me la stessa cosa, quarche vorta me rivedo na scalata e me commovo, a pensà a tte, ar pirata e alli tui inseggnamenti.