La dimensione che trovo più appropriata per Elisa Giusto aka Riemersa è la natura. Quando le sue composizioni si affrancano dalla disciplina rigida dell’incedere in rima è come se lasciasse cadere l’armatura lessicale che ne protegge l’anima sensibile e visionaria. Allora prendono senso anche termini desueti come “scaturigine”, ovvero si svela l’origine e il principio del suo etereo scrivere, della sua anima selvatica nel senso più anarchico ed inoffensivo del termine, della sua missione di gaudio aulico e comunicazione efficace. Quando si ribella, anche solo per un istante, dal “doveroso” presenzialismo sociale, riesce a forgiare eternità in versi, si mette a nudo in contesti distorti dove la stessa nudità è vista come un tallone d’Achille, Elisa chiude gli occhi ed esprime con genuinità, ciò che a lei riesce meglio installandosi nel vero senza possibilità d’essere rimossa. “Spontanea” è, secondo il mio parere, un suo riuscitissimo anthem, una dichiarazione d’intenti che non lascia spazio a repliche da parte di esseri viventi che sono vittime di eventi, in balia dei venti. (Filippo Fenara)