Non mi posso prendere nessun merito per la benevolente accoglienza riservata dai lettori di Le Mie Cose al connubio d’immagine e pensiero espresso nella precedente “Briciole” di Raffaella Lazzarato, se non il fatto di aver provato, scrutandone il profilo, un inspiegabile impulso interiore e una vocina dietro il petto che mi diceva “Filippo sì, carta carbone!”. Questa “Mi Nutri” fuga da me qualsiasi dubbio residuo, oltre all’eccezionale fotografia di copertina (anch’essa figlia dell’estro dell’autrice), leggendo si può accertare l’autentica saguineità dei versi che cavalcano le onde di un sentimento contraddittorio per quanto possibile, per non dire frequente, nei rapporti d’amore, una narrazione focosa, coinvolgente, fatta di frammenti di colore che compongono un dipinto indelebile di un intangibile riflesso di sè nel baratro della sofferenza. Questa collaborazione mi rende sempre più orgoglioso delle carte carbone e degli autori e autrici dei quali diffondo il verbo, tra i quali Raffaella Lazzarato spicca per fiammeggiante sensibilità. So di essere noioso ma la finalità è quella di invitarvi a seguire questa scrittrice e fotografa attraverso i links che vi lascio in calce alla poesia, con il solito, incoraggiante, “ne vale la pena!”. (Filippo Fenara)
MI NUTRI
Odio le attese.
I momenti in cui fisso il telefono.
E il modo in cui mi sento quando squilla.
E il modo in cui mi sento quando non squilla.
E odio le promesse.
Quei “certo”
“sicuramente”
“lo farò”
che nascondono l’ennesimo modo
di rimandare a domani
una fine che sappiamo entrambi
arriverà.
E odio te.
Per essere rientrato nella mia vita
dalla porta principale.
Avermi spettinato.
E odio me.
Per averti lasciato aperta quella porta.
Averti fatto entrare.
Odio me.
E odio te.
E di quest’odio mi nutro.
Mi nutri.
E non riesco più a farne a meno.