C’è un celebre aforisma di Leonard Cohen che recita “C’è una crepa in ogni cosa. Ed è da lì che entra la luce”. Ecco, Sydan, secondo la mia percezione, è la proprietà commutativa del succitato aforisma: un guscio nel quale si apre lentamente una crepa dalla quale fuoriesce un chiarore in varie tonalità di colore e comunque sempre illuminato e illuminante. Questa “Senza Appigli” è un breve bagliore di cui è bello soffermarsi a scrutarne il ricamo logico e l’anticonformista palesare il diritto di “potersi fare male”, che in un contesto di mistificato e pericoloso assistenzialismo nel quale giacciamo come mosche in una ragnatela, esplica un significato molto potente e incisivo. Sfumature che non devono sfuggire nella lettura delle tracce di Sydan, che lentamente schiude l’involucro per propagare il fascio luminoso della sua anima. (Filippo Fenara)
SENZA APPIGLI
Ho voglia di farmi male
non farne un dramma,
non alziamo un polverone
che con questa alta marea
vengono fuori sabbie mobili,
in cui sprofondo senza appigli.