Ce ne fossero di poetesse come Nadia Alberici. Per quelli come me, che hanno la “fissa” di trovare anime importanti impresse su pellicole virtuali per poi divulgarle nell’etere a fin di bene, cernire un componimento di Nadia Alberici è come pescare in un oceano sconfinato ricco di fauna aulica: pur rimanendo fedele alla sua innata finezza ed al suo stile incomparabile (che non vuole significare superiore o inferiore, ma unico e caratterizzante), affronta numerosi contenuti ed angolazioni di pensiero che rendono il suo repertorio vario ma uniforme ad altissima quota. “Furono Mesi In Cui” è una carezzevole lirica probabilmente ispirata dai lunghi periodi di lockdown, comunque è un canto alla solitudine che, da una premessa iniziale di dolorosa mancanza, si trasla nella parte centrale in un paragone, una caleidoscopica metafora floreale, uno schiudersi del ragionamento e dell’anima all’accettazione della realtà modellandola secondo occhi saggi e trasognanti. Il finale è un’epifania di amore che prende forma nell’iconico dittico “e cullai la solitudine come se fosse / una bambina trovata per strada”, versi che sfociano in una chiusa che sbriciola anche il cuore più coriaceo. Sottolineando la modesta gentilezza di Nadia Alberici devo ammettere che, leggendo questa gemma, mi sono sentito un alunno (discolo) ad una lezione d’amore. (Filippo Fenara)
FURONO MESI IN CUI
Dentro nei giorni
Dentro i mesi
Lunghi sessanta
*
Nemmeno una bambola
Nemmeno l’abbraccio dei figli
Nemmeno il fumo di un amante
*
Comprai fiori per parlare
ai giorni sessanta ogni mese
peonie primule rosse
ma nessuna risposta dai muri
*
incollai petali sulla mia pelle
per apparire
o nel caso
scomparire in bellezza
*
poi strappai manifesti
a lunghe lingue colorate
e provai ad intrecciare strisce di vita
sui miei capelli
*
c’era il sole
e c’erano i pomodori maturi
e canti d’uccelli
ho visto anche un amore che passava
solo uno sguardo fugace
da sotto il cappello
*
dentro nei giorni
dentro nei mesi
smisi di fare sonagli coi campanelli
e cullai la solitudine come fosse
una bambina trovata per strada
*
la trascino quando vado a fare spesa
o in un ricordo tra pioppi
e siamo in due qui dentro
a impastare e pitturare
come labbra anche parole.